Un’occhiata alla ‘Rassegna stampa’

Esercizio quotidiano è da qualche giorno in qua la contestazione della linea editoriale del quotidiano confindustriale aggiunto di recente al pacchetto Gedi, trust dominante il pianeta italiano dell’informazione. L’intransigenza per la giravolta politica del giornale è anche un modo per solidarizzare con la reazione indispettita per l’indifferenza generale riservata alla sofferta protesta di parte della redazione di Repubblica, in estremo disagio per la brusca svolta che l’ha snaturata. Sotto accusa è il tiro incrociato su Conte e la parallela amplificazione del renzismo, su cui punta l’alleanza sottotraccia della neo presidenza di Confindustria con il progetto liberal dell’ex dem, che non ha mai rinnegato il peccato originale delle sue radici politiche nel pianeta della moderazione. Tornando al giornale della Fiat: la ‘pagnotta’, se ben farcita di prelibatezze, è un formidabile attrattore e desquama rapidamente la pelle di chi per addentarla non si fa scrupolo di abiurare i convincimenti ideologici del passato remoto-prossimo e di andare ‘dove il ciuccio lo porta’, appropriato detto popolare del napoletano. Estratti, qua e là, dal diario politico del giornale ora diretto da Molinari: “…Non sono molte le analogie tra la cosiddetta (perché cosiddetta? ndr) Prima Repubblica e lo scenario nel quale siamo calati adesso, non fosse altro per la qualità della classe politica, migliore anni fa” A chi si riferisce l’autore della pungente riflessione, forse all’Uomo Qualunque di Giannini, alla Dc di Andreotti  colluso con la mafia, al Tambroni del fallito colpo di Stato della destra, ai rigurgiti fascisti di Almirante?  “…Ora tutto è diverso. Le crisi vengono soffocate e il governo appare come ingessato…Il malessere è diffuso e Renzi (che se ne sta in maggioranza nonostante l’inconsistenza di Italia Viva, ndr) ha dato voce con più vigore a uno scontento generale (si può definire ‘generale’ la becera opposizione Salvini-Meloni? ndr). In altra parte del quotidiano il renziano Anzaldi, in puro stile giustizialista, spara ad altezza d’uomo sul padre della fidanzata di Conte, che non avrebbe versato le somme della tassa di soggiorno riscosse con il suo ‘Grand Hotel Plaza’ di Roma. Si chiede maliziosamente Repubblica: “Grazie a una norma ad personam, ad familiam, o solo un provvedimento a favore degli albergatori penalizzati dal Covid?”  In attesa di accertamento la faccenda è comunque utile per discreditare il premier. A tutta pagina la critica a Bruxelles, che non ritiene legittima la norma ‘salva-Mediaset’ nella disputa con Vivendi. Nessuna sorpresa, la difesa d’ufficio dell’impero berlusconiano è un esempio di chiara solidarietà tra big del mondo produttivo che il quotidiano confindustriale non fa mancare a un suo consanguineo.

Che stranezza, nell’Italia che invecchia, del preoccupante rapporto ‘5 nonni per ogni bambino’, si rivela poco appropriata la spiegazione del gap tra poche nascite e aspettative di vita in sensibile aumento. Gli analisti sostengono: “L’avarizia nel generare bambini è conseguenza del protrarsi della crisi profonda, che induce le coppie di sposi a non procreare, anche perché sono insoddisfacenti gli interventi del welfare”. Fosse questa la principale causa della sproporzione tra anziani e giovani, si dovrebbe riconoscere alla Campania, che certo non gode di condizioni economiche favorevoli, il merito di far più figli tra le regioni italiane e di entrare nella classifica con il dato della popolazione più giovane. Questione di testosterone o di amore per i figli? Onore al merito per Orta di Atella, provincia di Caserta. È il comune più giovane, con età media di 35,3 anni. Dicono che da quelle parti si faccia buon di Viagra, propedeutico per il primato di ‘fornificazioni.

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