Achtung, per dirla con la lingua di Angela, della donna più influente d’Europa, che continua senza patemi a guidare la grande Germania, anche grazie all’assenza di sabotatrice di un Salvini tedesco e per questo non contestata per aver accolto nel suo Paese un milione di migranti. L’allarme democratico, che crea forti tensioni in Italia, è una variante del disfattismo di quinte colonne, seppure non per vie dirette, intente a scardinare l’esecutivo alla guida del Paese, con cinismo indegno nella stagione italiana più critica della sua storia repubblicana. Nella fase più delicata per la salute delle popolazioni e non meno per l’intero comparto produttivo, la subdola perversione politica della destra sbraita cavolate a ruota libera, con l’obiettivo pretenzioso di minare l’onerosa, complessa gestione dell’esecutivo. Fin qui, niente di nuovo ‘sul fronte occidentale’, come annunciavano i bollettini di guerra. L’ideologia del ‘tanto peggio, tanto meglio’ è nel dna del becero sodalizio Salvini-Meloni, che pur di plagiare quote di potenziali loro elettori, prova a sfasciare il nostro Bel Paese. Sottilmente sabotatore è l’ex democristiano, ex segretario del Pd, ex premier, ex democratico, Matteo Renzi. Dopo il tonfo elettorale dei dem, di cui ha totale responsabilità, ha usato l’indubbia furbizia di rampante della politica per instaurare rapporti ondivaghi con il Pd di Zingaretti. Un colpo al cerchio (minaccia di far cadere il governo giallorosso), uno alla botte (pretesa di ministri di Italia Viva nell’esecutivo), bordate a Conte per strappare quote di potere all’interno della maggioranza. L’unica certezza, nemmeno malcelata, è nel progetto di una completa sterzata a destra, con l’obiettivo di risuscitare ideologia e metodi da neo Dc. Al percorso intrapreso offrono solidarietà la nuova presidenza della Confindustria, centrista, ostile al governo e gran parte dell’informazione che tra reti Rai destrorse, canali Mediaset, quotidiani e social, si allea più o meno esplicitamente al progetto revisionista di Renzi e di soci occulti. La tesi è confermata anche dall’inversione di marcia della linea editoriale di un quotidiano storicamente ‘dem’, ipercritico con il Pd e la maggioranza dal giorno successivo al passaggio di proprietà De Benedetti-Agnelli. Il nuovo terreno conflittuale è la fondamentale risorsa (209 miliardi di euro) della Comunità per risollevare l’economia italiana dallo stato di crisi profonda provocato dal Covid. Il rischio di perderla è firmato dai capigruppo renziani Boschi-Rosato, che hanno disertato il vertice di maggioranza, di cui sono parte, adducendo motivazioni molto simili agli stupidi ‘capricci’ dell’opposizione, che non sarebbe coinvolta nelle scelte dell’esecutivo. La Boschi (da la Repubblica, che titola “Recovery, scontro nel governo, in bilico la cabina di regia”, scelta sicuramente condivisa dalla destra) dichiara “Non è questo il modo di coinvolgerci. Ci sentiamo presi in giro”. E annuncio a latere: “Non daremo i pieni poteri a Conte”. Ecco il nocciolo della questione. Italia Viva si allea idealmente con il sovranista ungherese Orban che per fare un favore al compagnuccio Salvini blocca i fondi del Recovery per l’Italia, esercitando il diritto di veto. E Anzaldi di ‘Italia Viva? Va oltre: “Come ci si può fidare di questo premier?”. E lui, il manovratore post democristiano, al secolo Matteo Renzi? “Conte si fermi, basta metodi sprezzanti

7 Dicembre 2020 di: Luciano Scateni
Ma quale Italia Viva… c’è chi la vuole moribonda
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