DOPO VOTO / UNA NUOVA SINISTRA E’ ANCORA POSSIBILE

Partiti in fibrillazione dopo il voto.

La destra squassata non sa da dove ricominciare. Macerie da ricompattare, un’impresa da brividi.

Più articolato e stimolante lo scenario a sinistra: la vogliamo ancora chiamare così unicamente con la speranza di veder spuntare all’orizzonte una nuova formazione politica in grado di incarnare la voglia di cambiare le cose. Finalmente dopo anni di brancolare tra sottoboschi, ignoranze e inadeguatezze.

Se ne sentono, a botta calda, di tutti i colori.

Soprattutto in attesa di quegli Stati Generali dei 5 Stelle, usciti a pezzi dal voto amministrativo e unicamente ringalluzziti dalla scontata vittoria del SI al referendum. Non certo la valanga che Di Maio & C. si auguravano.

Stati Generali che dovranno chiarire una buona volta cosa vogliono fare i grillini ora che sono ormai grandicelli.

Due, tre o quattro anime che siano, in quale mare si tufferanno?

Avendone appunto sentite di tutti i colori, secondo noi sorge spontanea una proposta. Che dovrebbe frullare il meglio (o il meno peggio, visti i tempi che corrono) di quel che passa il convento di “sinistra”, dentro un nuovo “contenitore”, lasciate passare l’orrendo termine che sa tanto di plastica.

Dal PD, che ha sonoramente vinto al voto, dovrebbe partire la proposta.

Un PD che, dal canto suo, deve rifondarsi alle radici. Cioè, tornare alle “sue” radici, o meglio quelle del vecchio ma vero PCI che sapeva accendere passioni civili a non finire.

Ritrovare quello spirito, quella verve politica, quella volontà di combattere: per cambiare la società, non per conservarne e preservarne gli attuali assetti, catastrofici per tutti i cittadini, utili solo alle elite che dalle crisi cavano le loro fortune, costruite – appunto – sulla pelle e sul sangue della maggioranza degli italiani.

Veniamo al sodo.

Un programma di pochi punti ma chiaro, ben identificabile, orientato in modo preciso sotto il profilo economico: equità e giustizia sociale. L’unica, imprescindibile bussola alla quale ispirare tutta l’azione politica.

Lotta senza quartiere all’evasione fiscale come da decenni proclamato e mai attuato. Finalizzazione delle risorse per aumentare le pensioni sociali, attuare politiche del lavoro e non di prebenducole, servizi degni di un paese civile dalla sanità alla scuola.

Un sistema di controlli ferreo: capace di assicurare la trasparenza nella gestione dei fondi e la galera per chi fa il furbo con i soldi pubblici.

E poi. Chiamare a raccolta intorno a questi ma chiari punti.

Il PD, of course, caso mai depurato delle scorie.

I profughi di LEU e soprattutto i 5 Stelle: ben più della metà, secondo le previsioni, visto che l’anima di base dei pentastellati ha sempre guardato e guarda a sinistra.

Al bando giochi e giochetti, tipo il riciclaggio dei Calenda di turno.

E nel motore tutti i cittadini di buona volontà che caso mai non votano o si astengono da anni per il disgusto di questa politica. Anche quelle sardine tornate nelle acque profonde dopo la pandemia, e invece prima in grado di animare per alcuni mesi il dibattito.

Un confronto serrato, da portare avanti per settimane, qualche mese.

E poi le conclusioni: per la nascita di un nuovo soggetto politico capace di aggregare, di riunire sotto pochi ma ben identificabili obiettivi.

Sarà un Labour Party italiano? Il nome del ‘contenitore’ è importante, capace di dare, appunto, Identità.

Ma l’ingrediente base è nei Contenuti e in tutte le Volontà da far scendere in campo.

 

P.S. Vi direte: che fine fa il governo capeggiato dal premier Giuseppe Conte? Va avanti per gestire questi mesi di emergenza, con i fondi europei da incanalare nel verso – sociale ed economico – giusto. Poi, lo stesso Conte è certo un papabile per la guida della nuova formazione politica della Sinistra.

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