E’ appena cominciata la lunga e complessa operazione di decommissioning della centrale nucleare di Latina, dopo anni e anni di attesa.
Il 3 settembre, infatti, ha avuto inizio la fase di demolizione degli schermi generatori di vapore dell’edificio del reattore nucleare.
Si tratta di strutture di calcestruzzo armato che isolano dall’esterno le condotte superiori di collegamento tra i sei boiler e l’edificio stesso del reattore.
Le operazioni sono condotte da SOGIN, l’agenzia pubblica incaricata ormai da decenni dello smantellamento delle centrali nucleari, un autentico carrozzone che ogni anno inghiotte e sperpera milioni di euro.
Viene adottata una tecnica di ‘demolizione controllata’, con un taglio in quota, a circa 50 metri di altezza, mediante un disco diamantato.
Verranno prodotte oltre mille tonnellate di materiali (per la precisione 1.200) da collocare non si sa dove, in qualche sito provvisorio. Visto che non è stata neanche prevista la localizzazione del sito nazionale che dovrà ‘custodire’ materiali e scorie radioattive di tutte le centrali in fase di smantellamento.
Un problema che di anno in anno viene rimandato.
La fine di questa fase è prevista per gennaio 2021. Mentre la fase seguente si protrarrà addirittura fino al 2027, con lo smantellamento del reattore a grafite: incredibile ma vero. Proprio in attesa che venga trovato e attrezzato il sito nazionale.
Nel frattempo, verranno gettati dalla finestra altri milioni per pagare i dipendenti, effettuare i lavori e monitorare la situazione.
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