Zero tasse, appetitosa esca leghista pre-elettorale

Ecco il molto poco pio desiderio leghista di Salvini: se l’Italia dichiara fallimento, siamo pronti a governare. Di qui l’idea di sabotare la già precaria stabilità finanziaria del Paese con la squillante proposta di un falò che bruci 12 milioni di cartelle esattoriali. Il megacondono di questa folle, elettoralistica cavolata, collega la proposta, con incosciente e suicida furbizia, al voto di settembre per le regionali. Sarà bocciata, si spera e Salvini userà il ‘no’ per dire al popolo “Visto? Volevamo azzerare l’onere delle tasse e il governo ve le ha mantenute”.
Attilio Fontana, sì quello delle nefandezze in corso di pandemia, soffrirebbe di incomunicabilità familiare se fosse vero che non sapeva nulla delle forniture di materiale sanitario alla Regione affidate alla società Dama, gestita dal cognato, ma soprattutto deve aver vissuto un periodo di reciproco mutismo con la moglie che della società incriminata detiene il 10 percento e l’avrebbe tenuto all’oscuro. Avviso di garanzia al presidente della regione Lombardia per la fornitura di materiale sanitario alla Regione della società Dama del cognato Andrea Dini e della sorella Roberta, moglie del governatore, che detiene il 10%. Fontana, senza timore di ritrovarsi con un naso lungo un chilometro: “Ho saputo delle forniture solo a cose fatte”. Cioè, vuol far credere di non sapere che il cognato si è visto assegnare, dalla centrale acquisti della Regione e senza gara, la fornitura di settantacinquemila camici. Clamoroso conflitto di interessi? Mai più. Chissà, vuoi vedere che Fontana era ‘in freddo’ con la moglie, che non si parlavano? La Dama, nell’illusione di uscire indenne dall’inchiesta, ha provato a trasformare la fornitura a pagamento in donazione. Sapete quando? Dopo essere stata ‘sgamata’ dalla denuncia del programma d’inchiesta ‘Report’. E c’è di peggio, così ritengono i magistrati: Andrea Dini, avrebbe cercato di rivendere a una Rsa della provincia di Varese, a prezzo maggiorato, un terzo dei 75mila camici mai stati consegnati alla Regione. Fontana: “Macché, era tutto chiaro e limpido”,  sentenza accompagnata dall’annuncio di una querela a ‘Report’.  Il governatore leghista della Lombardia ha difeso l’operazione definita “Una fornitura erogata dall’azienda a titolo gratuito”, il cognato Dini ha imputato il ‘pasticcio’ ai suoi collaboratori. il Fatto Quotidiano ha pubblicato una mail, a firma di Andrea Dini, in cui invia alla Regione un’offerta con tanto di “prezzi”: Proponeva l’acquisto di 7mila set di camici, calzari e cuffie a 9 euro l’uno e 18 mila camici a 6 euro e si diceva disponibile alla fornitura di 50 mila set, o di 57 mila camici. In risposta, viene scelta la seconda opzione e il 16 aprile la Regione ordina 7 mila set e 75 mila camici, per un valore totale di 513 mila euro. Salvini? È silenzio ‘assordante’ sulla vicenda del governatore leghista, ma in Lombardia è scoppiata la tempesta politica.
La ragione prevale sull’emotività e invita i denigratori del tycoon che abita immeritatamente la Casa Bianca a sgombrare la mente dall’idea che sia un folle incapace. Mister Trump ha vinto le ultime presidenziali perché sostenuto e finanziato dall’anima ultra conservatrice dell’America, ma soprattutto, dalla potenza finanziaria dei grandi grippi industriali, interessati a un governo ‘amico’, che gli ha imposto di non contrastare la pandemia da Covid con restrizioni e divieti, chiusure. Sentite questa: nella fase più devastante dei contagi, di numeri record nel mondo di infetti e deceduti, nel pieno dell’inadeguatezza di prevenzione e cura del virus, Trump insiste nella decisione di riaprire le scuole e lo fa accompagnando la sconsiderata raccomandazione con la sentenza che le scuole sono “Essenziale luogo di business”. Non di crescita culturale, di qualità degli americani, ma di “business, di affari’‘.

Amore, mi mandi una foto? È l’affettuosa richiesta di un marito, al lavoro, alla moglie che gli è distante. E che c’è di male? Nulla. Errore. Nel caso in questione l’invio richiesto di una foto è motivo di ricorso al divorzio. Succede che la moglie spedisce una sua immagine, come definirla, attraente, di lei sul letto, con belle gambe in vista, imprudente. Non si accorge che da sotto il letto spunta la mano di un uomo e dalla colorazione della pelle si direbbe di un amante nero. Ironia della sorte: la foto è stata scattata dal marito prima di partire per un viaggio di lavoro o si tratta di un selfie, e ancora, l’ha scattata un amico dello sposo su sua richiesta.

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