Napoli lo merita

Per i vomeresi autoctoni il Vomero è la piazza Vanvitelli, il metro per un metro degli appuntamenti con amici/amiche è all’ombra dell’orologio stradale. Nell’attesa di “Prendiamo un caffè insieme”, incontro concordato con Nino Daniele, alzo lo sguardo in direzione del quadrante, una volta opera dell’”Ente Volturno’ che curava tutti i gemelli disseminati nelle principali vie cittadine. Le lancette sono immobili, ferme a un’ora irreale ed esposte alle intemperie perché non c’è più il vetro di protezione, finito in pezzi e chissà se per stupido oltraggio di ‘scugnizzi’. Non trovano pace queste ‘sculture’ urbane, vittime della diffusa patologia nota come ‘mancata manutenzione’. Che faccio, ne parlo con l’ex assessore alla cultura della giunta De Magistriis, con Daniele, che ieri nella nota quotidiana su Facebook, ho proposto alla successione del governo di Palazzo San Giacomo? Scelgo di astenermi: di questioni per la voce emergenza ce n’è di ben altro spessore.  Provo ad elencarle, per me e per il mio interlocutore: la quota di lavoro industriale da restituire alla città espropriata impunemente della classe operaia, da ovest a est;  il bubbone canceroso di Bagnoli, luogo incantevole che ha ingoiato senza alcun frutto centinaia di milioni; il potenziale della Mostra d’Oltremare, spreco scandaloso dell’opportunità di eleggerlo a volano produttivo, nel significato più ampio  e di polmone verde collettivo, nonché sede di eccellenze nel comparto di tecnologie del futuro,  luogo ludico ad alto livello Arena Flegrea, Palazzo dei Congressi, eccetera);   il destino negato alla piazza grande di Napoli, del Plebiscito, tema sviscerato da molteplici competenze in un bel volume pubblicato di recente da ‘Clean’; il crac del centro storico,  dimenticato per l’interessata belligeranza di opposte fazioni professionali e imprenditoriali, le centinaia di milioni destinate  al recupero inutilizzati; il disatteso appello di Renzo Piano per il recupero delle periferie; il tema irrisolto della microcriminalità; le falle  del sistema pubblico dei trasporti e il peggio della metro a scartamento ridotto; i colpevoli limiti di produzione e fruibilità di musica e  teatro; poli culturali tra loro sconnessi: la Stazione Zoologica, l’Orto Botanico, Città della Scienza, l’Università, l’accademia di Belle Arti; strutture abbandonate: lo sferisterio, il cinodromo, impianti sportivi realizzati in occasione dei mondiali del ’90 in pieno degrado o mai utilizzati; il decoro dei palazzi storici e non solo dei più famosi.
Acquisito il totale, anche se parziale, del ‘che fare’, è legittimo lo sconcerto provocato dal titolo successivo: Napoli soffre l’identica difficoltà del Paese di delegare l’impegno alla buona amministrazione a una personalità autorevole, esperta, competente, di polso, a un leader autorevole. Gira da anni, nei circuiti dei napoletani più consapevoli, l’assioma “Problemi immensi-guida dei governi della città inadeguati-nessuna personalità all’altezza del compito”.
Nino è intelligentemente schivo, solo in parte sorpreso dalla mole di ‘like’, commenti positivi di incitamento, esternazioni di stima e inviti a individuare il ‘dispositivo’ per la sua candidatura a sindaco. Nel tempo di pochi minuti, spesi al tavolino di uno dei caffè della piazza Vanvitelli, il rituale del tifo preventivo a provarci riceve conferme ripetute da passanti che lo riconoscono e l’invitano ad accettare la competizione per il governo di Napoli.
Spiega Daniele, l’eventuale sì, non è un atto di volontà individuale. La premessa del via alla candidatura è affidato all’impegno condiviso di  forze politiche organizzate, magari con il consenso attivo delle sardine.
In risposta alla nota di ieri su Facebook, sull’idea di Daniele sindaco, tra i commenti, anche questi: Grande personalità / Magari! / Il candidato migliore che si possa immaginare / Auspicabile / D’accordo al 100% / Una persona seria / Il Pd dovrebbe farla propria (la proposta, ndr) / Condivido e passo parola / Una persona culturalmente eccezionale / Capace, colto, empatico, rappresenterebbe bene Napoli / Bellissima idea / Daniele, un nome, una garanzia / Speriamo che accetti / Decisamente sìììììììììììììì.
Con Daniele ci lasciamo sapendo che la possibilità di affidare il futuro della città alla persona giusta è questione intrinseca alla volontà di invertire rotta, ovvero di emendare le decisioni da giochi di correnti e di interessi estranei, veti incrociati, valutazioni superficiali o condizionate da ‘favori’ di ritorno.
Napoli merita questa ‘rivoluzione’.

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