Giorgia, la patriota: “Caccia ai somali”

Chiedono alla ‘patriota’ (così ama presentarsi Giorgia Meloni), che non respinge la fratellanza con i neofascisti di Casa Pound e Forza Nuova, né la loro presenza compatta ai comizi di Fratelli d’Italia…chiedono (lo fa la conduttrice di ‘L’aria che tira’) “Ma lei pagherebbe il riscatto per liberare un italiano rapito?”  Fate attenzione al doppio salto mortale della ‘patriota’, all’esordio della risposta: “Non rispondo e nessun politico rispenderebbe a questa domanda”. Ma non è stata eletta proprio per rispondere a domande come questa? Il seguito è un capolavoro di ambiguità. Dice la Meloni che pagare un riscatto equivarrebbe a un invito per i terroristi a compiere sequestri “Di italiani in giro nel mondo” e c’è una legge dello Stato, che vieta di pagare per liberare gli ostaggi e perciò sequestra i beni dei familiari. La ‘patriota’ implicitamente ammette che non pagherebbe il riscatto. E allora? Allora per la ‘patriota’ Silvia sarebbe rimasta nelle mani dei rapitori a vita che probabilmente l’avrebbero uccisa dopo il rifiuto dell’Italia a pagare la somma richiesta. La ‘patriota’ va oltre: “Un governo che si rispetti, dopo il rilascio sarebbe andato a prendere uno, a uno, i sequestratori”. Purtroppo l’esternazione finisce qui. La domanda successiva poteva e doveva essere: “E come, inviando in Somalia corpi speciali di polizia, carabinieri, dell’esercito, squadre di detective delle tipo ‘Segugio’ specializzate nella cattura di ricercati?”
0,61 centesimi è il costo, Iva compresa, delle mascherine ‘usa e getta’, che il sacro principio della protezione dal coronavirus consente di indossare non più di una volta. Poco o molto 0,61 centesimi? Tutto è relativo: dipende dal reddito di chi le deve acquistare, ma il punto è un altro. Le farmacie rifiutano di venderle perché il profitto è minimo. Giusto o sbagliato? Il rifiuto sarebbe accettabile, con riserva, in un normale contesto sociale ed economico. Diventa improponibile se la protesta non tiene conto che è chiesto a tutti di fare la loro parte in stato di emergenza. Non fosse così, medici e infermieri esposti al rischio di contagio del Covid-19 si sarebbero rifiutati di salvare la vita a migliaia di infetti senza la tutela di protezioni sicure, che ha provocato la morte di duecento operatori sanitari; milioni di italiani non avrebbero risposto con generosità all’appello per sostenere gli interventi della Protezione Civile con donazioni complessivamente multimilionarie; i medici in pensione non sarebbero tornati al loro posto nelle corsie degli ospedali e centinaia di infermieri non avrebbero lasciare i luoghi d’origine e i familiari per assistere i malati di coronavirus nelle regioni più colpite dalla pandemia.
Lo sciacallaggio non manca neppure quando il mondo avrebbe bisogno di onestà e trasparenza. E’ recente l’indagine della magistratura sull’anomala operazione di una società dell’ex presidente della Camera Irena Pivetti, che ha importato milioni di mascherine non conformi agli standard richiesti dal governo. Un ultimo caso di malaffare, scoperto dalla finanza, racconta l’importazione di mascherine per 5 milioni di euro ufficialmente destinate a ospedali e presidi sanitari e invece affidate a privati per farne un lucro illecito. Sono implicati nell’affare anche imprenditori cinesi. L’accusa è di contrabbando e frode in commercio. La vendita ‘clandestina’ in Piemonte, Toscana, Campania, è stata bloccata. Le mascherine sequestrate saranno assegnate ai legittimi destinatari.

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