Fa capolino un’altra story nell’interminabile sceneggiata per la realizzazione dello stadio della Roma a Tor di Valle.
Stavolta i riflettori sono concentrati su un affare del gruppo guidato da Luca Parnasi, ossia l’avvio di un mega centro commerciale, “Maximo”, nel quartiere Laurentino.
Il ritardo nell’avvio, infatti, comporta problemi per il palazzinaro romano, impelagato nella non semplice trattativa con l’immobiliarista-barista ceco Radovan Vitek, da mesi “pronto” (sic) a rilevare i terreni di Tor di Valle.
Ma per Parnasi ci sono altre grosse gatte da pelare. Come la singolar tenzone – sorta circa un mese fa – con l’ex proprietario di quei terreni, Gaetano Papalia, che lo accusa di aver stoppato le rate di pagamento già da due anni, avendo quindi pagato solo la metà dell’importo pattuito, 23 milioni su un totale di 45.
Ciò, quindi, può bloccare – a parere di Papalia – ogni mossa di Luca Parnasi sullo scacchiere della complessa vendita a Vitek.
Senza contare i problemi di Parnasi con Unicredit, che deve rientrare nella cifra monstre di circa 600 milioni di euro.
Non è finita, perché appena i tribunali avvieranno la loro attività dopo l’emergenza Coronavirus, si partirà con il maxi processo per l’affaire stadio, articolato in ben 4 filoni d’inchiesta e che vede in prima fila sul banco degli imputati proprio Luca Parnasi.
Ma torniamo alla vicenda del centro commerciale Maximo.
Ne dettaglia gli ultimi sviluppi un sito romano, il Caffè.it., che così scrive: “Vitek sarebbe sul punto di fare un passo indietro e di ritirarsi dall’intera compravendita. I ripensamenti sarebbero determinati in particolare dai problemi tecnici che stanno ostacolando l’avvio di Maximo, il nuovo grande centro commerciale nel quartiere Laurentino di proprietà del Gruppo Parnasi. L’immobile è ultimato da mesi, ma ancora mai collaudato né avviato. La estesa struttura immobiliare vale da sola 300 milioni di euro, somma a cui si aggiunge il valore indiretto ad essa collegato pari a circa 100 milioni di euro l’anno e costituisce uno degli immobili principali su cui si fonda l’intera compravendita tra i due gruppi. Il problema è presto detto: sul Gruppo Parnasi spetta l’obbligo di realizzare una piazza pubblica ampia 1,5 ettari, situata proprio davanti l’ingresso del centro commerciale, e due piani di parcheggi interrati sotto di essa, prima di poter avviare ed utilizzare la struttura, come previsto dalla Convenzione Urbanistica dal valore prescrittivo, ossia obbligatorio, rilasciata da Regione Lazio e dal Comune di Roma”.
Continua ancora il Caffè. “La realizzazione della piazza e dei due piani di parcheggi è bloccata da un contenzioso che appare di difficile soluzione e che contrappone il gruppo Parnasi a quello riconducibile ad Armellini, altro potente costruttore romano. Prima di avviare Maximo, Parnasi dovrà realizzare anche una nuova sede per gli uffici tecnici del XI Municipio dal costo di circa 9 milioni di euro, cosa che non è ancora avvenuta. Solo un aiutino extra della giunta Raggi, e in particolare dell’assessore all’Urbanistica Luca Montuori, potrebbe sbloccare la situazione. Montuori infatti potrebbe nominare un’apposita Commissione di Vigilanza cui spetterebbe l’ingrato compito di autorizzare l’avvio del Maximo, in violazione delle prescrizioni contenute nella Convenzione Urbanistica, ossia senza che tutte le opere pubbliche connesse al centro commerciale siano state realizzate, collaudate e in funzione”.
Problemi giganteschi come una casa, anzi come un centro commerciale, appunto.
Mentre i tempi si accorciano e le scadenze si avvicinano.
Le rammenta, ancora, il Caffè. “Al costruttore romano Luca Parnasi restano meno di 40 giorni di tempo, per la precisione fino al prossimo 17 aprile per racimolare 67 milioni di euro per pagare i creditori, scongiurare il fallimento del suo gruppo edile e tentare la realizzazione del nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. Tra i suoi creditori principali figura l’Agenzia delle Entrate che attende di ricevere 32 milioni di euro di tasse non pagate. In sostanza è quanto ha deciso il tribunale civile di Roma, sezione fallimentare, nel corso dell’udienza dello scorso 17 febbraio”.
L’unico barlume positivo (si fa per dire) in uno scenario che più fosco non si può è un segnale lanciato da Vitek qualche giorno fa. Il mattonaro ceco, infatti, avrebbe dichiarato la sua disponibilità ad accollarsi i “nuovi oneri di urbanizzazione” per l’area dello stadio, calcolati in una cifra intorno ai 25 milioni di euro: diventando, di fatto, partner dei “proponenti” e venendo incontro al Campidoglio per sbloccare tutto l’ingarbugliatissimo iter politico-burocratico, oltre che, ovviamente, finanziario e anche giudiziario.
Parola di barista o che?
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