STADIO A ROMA / VIRGINIA RAGGI NEL PANICO, IL CAMPIDOGLIO ACCELERA

Nonostante il coronavirus fervono i lavori in Campidoglio per portare a termine tutti gli iter burocratici che dovranno sbloccare il progetto per la realizzazione del tanto contestato stadio della Roma a Tor di Valle.

Tutto ciò a testimonianza del fatto che la giunta guidata da Virginia Raggi non vede l’ora di condurre in porto la estenuante “trattativa”, perché altrimenti rischia di perdere la faccia dopo due anni e mezzo di lavori nelle stanze del Campidoglio, e con gli interlocutori: il gruppo Parnasi proprietario delle aree, Unicredit che è creditore nei confronti delle società griffate Luca Parnasi di circa 600 milioni di euro, i vertici della Roma calcio ancora riconducibili a James Pallotta, cui si aggiunge la nuova cordata sempre a stelle e strisce capitanata da Dan Friedkin.

Il secondo fronte, per ora, è al palo.

Virginia Raggi

Per via del coronavirus, of course, ma anche per gli ultimi intoppi, causati soprattutto dall’intromissione di una vecchia conoscenza, quel Gaetano Papalia che era il precedente proprietario dei terreni poi passati all’Eurnova dei Parnasi. Nelle ultime settimane Papalia ha tirato fuori una storia che mette in qualche modo con le spalle al muro Luca Parnasi, accusato di aver interrotto il pagamento di quei terreni già due anni fa: avrebbe cioè saldato appena la metà del debito, circa 23 milioni su un totale di 45, euro più euro meno.

Tanto per dire: chi vuol chiudere la trattativa deve bussare alla mia porta o suonare al mio campanello (casa Papalia). Ben compreso Unicredit. Ben compreso l’immobiliarista-barista ceco Radovan Vitek, alla stretta finale (lo è da mesi) per l’acquisto di quei terreni da Parnasi. Ben compreso il magnate americano ultimo arrivato per prendere parte alla “sceneggiata”, Friedkin.

Ma vediamo gli ultimi sviluppi in Campidoglio.

Scrive ‘il Tempo’: “I lavori tecnici di confronto tra il Campidoglio e i proponenti del progetto Stadio della Roma sono finiti. Pochi giorni prima dell’inizio della quarantena si è svolta un’ultima seduta plenaria di tutti gli attori interessati al dossier Tor di Valle. L’accordo è stato raggiunto e, da quel momento, gli uffici comunali hanno iniziato a scrivere i testi delle delibere che dovranno essere portate al voto del Consiglio comunale. I testi delle delibere dovranno essere blindatissimi per resistere alla quantità di ricorsi che sono stati annunciati nei mesi scorsi da tutti il variegato fronte ‘anti stadio’”.

Radovan Vitek

E ancora: “Sfruttando queste settimane di quarantena, i funzionari comunali – dell’Avvocatura, del Segretariato generale e dell’Urbanistica – stanno portando avanti la stesura delle cinque delibere che dovranno essere votate dal Consiglio. A ciascun funzionario è stata affidata la scrittura di una singola parte. Tutte le parti, poi, verranno riesaminate e armonizzate dai capi di dipartimento comunali”.

Nello specifico, “il testo da votare è quello di Variante al Piano Regolatore unita alla Convenzione urbanistica. Dentro la Convenzione urbanistica saranno inseriti i testi degli accordi tra il Campidoglio e la Regione Lazio sugli interventi per la ferrovia Roma-Lido di Ostia di proprietà regionale, quelli tra il Campidoglio e la Città Metropolitana per la Via del Mare/Ostiense di proprietà di Palazzo Valentini e quelli tra i privati e Acea per la sistemazione del depuratore”.

Una volta messi a punto, i testi delle delibere verranno prima portati in Giunta e approvati. Quindi comincerà l’esame da parte della Commissioni competenti (Urbanistica, Lavori Pubblici, Mobilità, Ambiente e Commercio) e del Municipio XI. Verranno espressi pareri obbligatori ma non vincolanti. Il tutto comporterà un tempo che va da un mese ad un mese e mezzo. Quindi si passerà al voto del Campidoglio.

A fronte di tempi quasi-certi sotto il profilo burocratico-amministrativo, c’è ancora il buio più fitto sul versante degli “attori” fino ad oggi protagonisti della sceneggiata.

Unicredit nicchia, in attesa che qualcuno muova una pedina sulla scacchiera.

Papalia ha lanciato due o tre ami e aspetta che qualcuno (come detto, Unicredit e Friedkin) abbocchi o comunque si faccia vivo per intavolare anche con lui (fino a qualche settimana fa “illustre” assente) una qualche trattativa.

Parnasi non sa che pesci prendere, ed è comunque assillato dal via – prima o poi – del maxi processo per tutto l’affaire stadio, un mix di 4 filoni d’inchiesta, tutti da novanta.

A questo punto i binari rischiano di non viaggiare in modo parallelo e il treno che porta allo Stadio di deragliare in via definitiva.

Gettando tra l’altro nel panico la sindaca Raggi e la sua già sgarrupata giunta.

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