Sud sardinia

L’imprevisto insuccesso del flash mob delle sardine, che a Scampia si sono ritrovate in un esiguo gruppetto di militanti, sollecita la riflessione sulla cifra potenziale di coinvolgimento del Sud nel progetto del Movimento che in Emilia ha sventato lo psicodramma dell’espropriazione minacciata da Salvini.
ll merito delle sardine, evidente, certo, è da parametrare con l’errore fatale della Lega di candidare un’inetta qual è la Bergonzoni, di tenerla in disparte nell’intera campagna elettorale svolta a esclusiva trazione dell’ex ministro del Carroccio, con il risultato di fornire agli emiliani la convinta motivazione di votare per chi li ha amministrati e ha chiesto il voto sulla buona gestione pregressa.
Il clamoroso flop delle regionali calabresi rivela poi il coacervo di responsabilità. La cultura solo teorica dell’unità d’Italia, che ha provocato la frattura scomposta del Paese ha storiche responsabilità: il Sud è stato dal 1861 in poi terra di conquista del Nord, certo favorito dalla prossimità con l’Europa ‘forte’, ma anche dalle comode scelte della politica italiana di  far convergere tutte le risorse a supporto dell’area espansiva nel triangolo industriale e aree limitrofe. Alla faglia sismica che ha progressivamente provocato l’ampliamento della voragine hanno assistito con colpevole e permanente disattenzione i governi, nella loro specifica e cinica continuità, seppure a diseguali livelli di responsabilità. L’inversione di rotta, da sempre auspicata dal Sud, esecutivo dopo esecutivo, include pro forma questo scomodo titolo nell’agenda delle priorità anche del governo demostellato e assegna a un suo neo ministro la delega per il Mezzogiorno. Ritiene così di aver soddisfatto la domanda di par condicio per il suo impegno meridionalista. Ovvio, non basta. Anche la fase due delle sardine mostra attenzione per il tema insoluto dell’unità sostanziale del Paese: l’invito al confronto con il premier, esteso al ministro Provenzano (incontro fissato per la prossima settimana), può replicare il rito dell’impegno teorico per il Sud o aggiungere credibilità alla rivoluzione pacifica delle sardine, sempre che il movimento dimostri di essere indiviso, ovvero che la componente al di sotto di Roma  mostri capacità endogene, ovvero attivi la forza d’urto in grado di potenziare le chance del movimento nella difficile competizione con il governo.
L’appuntamento di Scampia con gli stati generali non deve fallire, pena un nuovo stop alle prospettive di terapie nazionali per sanare il vulnus del Sud dimezzato. Prima di quella data, Sartori annuncia un nuovo flash mob a Napoli per il 18 Febbraio e commenta “Noi siamo i partigiani del nuovo millennio, siamo gli anticorpi di un vecchio modo di fare politica”.
“Le dichiarazioni rese da Giuseppe Graviano sono totalmente e platealmente destituite di ogni fondamento, sconnesse dalla realtà, nonché palesemente diffamatorie”, firmato Niccolò Ghedini, legale di Berlusconi. La difesa d’ufficio, in considerazione del numero elevato di accuse e processi a carico del suo assistito si ripete come un prestampato.  Questa volta è la risposta alle dichiarazioni di Giuseppe Graviano,  boss di Cosa Nostra responsabile di stragi, pluri condannato all’ergastolo. Iin videoconferenza per il processo alle stragi della mafia calabrese ha detto: “Ho incontrato tre volte a Milano Silvio Berlusconi, anche mentre ero latitane”. Lo ha detto in risposta all’interrogatorio del procuratore aggiunto di Reggio Calabria Giuseppe Lombardo, che ha insistito: “Ha incontrato Berlusconi?” “Sì l’ho incontrato”. C’è di più e cioè il racconto dettagliato dei rapporti economici di Graviano con Berlusconi, degli incontri per le trattative sugli investimenti in edilizia chiesti ai mafiosi.
Appello al buon senso, alla credibilità delle rivelazione rese al magistrato:  per quale recondito fine il boss avrebbe dovuto inventare un’accusa così grave? Ghedini vorrebbe far intendere che Graviano nega ogni sua responsabilità (ipotesi inverosimile perché il boss è stato condannato definitivamente a ergastoli con sentenze passate in giudicato), per ottenere (impossibili) sconti di pena. Con la dichiarazione di estraneità di Berlusconi agli incontri con Graviano, l’avvocato avanza il sospetto che la testimonianza del boss sia stata barattata dalla magistratura in cambio di clemenza (impossibile) o che sia stata indotta per ostilità politica nei confronti del leader di Forza Italia. Resta da chiarire l’obiettivo di Graviano, il perché tiri in  ballo dopo tanti anni la frequentazione milanese con Berlusconi, ma sull’attendibilità del boss fa da sfondo il caso eclatante di Dell’Utri, amico del ‘cavaliere’ e suo riferimento siciliano, condannato per concorso esterno in associazione mafiosa.

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