NOVARTIS / MAXI ACCORDI & MINI MULTE

Accordo nel dorato mondo delle pillole. A siglarlo il numero uno di Big Pharma, la svizzera Novartis, e la multinazionale italiana Fidia.

Dal canto suo, il colosso elvetico s’è visto appioppare dalla Corte dei Conti una maxi sanzione da 200 milioni di euro per la sporca story con un’altra star di Pig-Big Pharma, sulla pelle e sulle tasche dei pazienti. Ma vediamo di cosa si tratta.

Sul primo fronte, la trattativa è stata portata avanti con Sooft Italia, l’azienda oftalmica del gruppo Fidia, acquisita due anni fa per rafforzare il know how in quel settore.

Il gruppo Fidia può contare su circa 1300 dipendenti, un giro d’affari annuo da 300 milioni di euro, di cui la metà all’estero. Sede legale e stabilimento base di Fidia si trovano ad Abano Terme, mentre un’altra Unità di Ricerca Specializzata è ubicata a Noto, in Sicilia. Nel suo carniere ci sono 1.300 brevetti, di cui 1.100 a copertura dell’acido ialuronico con diversi pesi molecolari. Distribuisce in oltre 100 paesi ed ha filiali commerciali negli Usa, in Germania, Francia, Russia, Spagna, Repubblica Ceca, Slovacchia, Romania, Egitto e Medio Oriente.

Passiamo agli sporchi affari sulla pelle dei cittadini. E’ fresca, per Novartis, la maxi multa da 200 milioni di euro inflitta dalla Corte dei Conti del Lazio per il “patto di non belligeranza” con la Roche. Patto sanzionato anche dall’Autorità garante per la concorrenza ed il mercato con una botta da 180 milioni di euro.

Botta si fa per dire: solo sollecito per la star che intreccia business sulla pelle degli ignari pazienti, costretti in molti casi, negli anni scorsi, a comprare il costosissimo Lucentis per alcune patologie oculari (come la maculopatia) da quasi 1000 euro invece del molto più economico Avastin made in Roche da meno di 200 euro.

Una vera truffa, dal momento che alla gran parte degli oculisti veniva ‘suggerito’ l’uso del Lucentis per i proprio pazienti.

Il mistero viene ben chiarito se si guarda più da vicino – è il caso di dirlo – nei rapporti societari. Roche, infatti, aveva tutto l’interesse ad aumentare le vendite del ‘rivale’ Lucentis perché attraverso la controllata Genentech – che ha sviluppato entrambi i farmaci – otteneva su di esse rilevanti royalties da Novartis.

E quest’ultima, dal canto suo, oltre a guadagnare una montagna di soldi dall’incremento di vendite del carissimo Lucentis, deteneva anche una rilevante partecipazione in Roche, superiore al 30 per cento.

Una vera e propria Banda Bassotti in camice bianco.

Il provvedimento dell’Antitrust è stato poi confermato da una sentenza del Consiglio di Stato. Mentre quello della Corte dei Conti si è basato su un ulteriore lavoro investigativo svolto dal Nucleo di Polizia economico-finanziaria di Roma, coordinato dal procuratore generale della stessa Corte, Andrea Lupi e dal suo vice, Massimo Perin: il risultato base conseguito è consistito nell’accertamento che i due farmaci erano – e sono – esattamente equivalenti sotto il profilo terapeutico, come dimostrato da una serie di esami comparativi.

La clamorosa differenza nei prezzi dei due prodotti farmaceutici, quindi, non poteva che essere frutto di un accordo truffaldino, ai danni delle casse dell’erario e dei pazienti.

Da galera, altro che solo multe da solletico.

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