Il responsabile della security all’ambasciata dell’Ecuador a Londra – dove per mesi si era rifugiato il fondatore di WikiLeaks Julien Assange – era in stretti rapporti di collaborazione con la CIA.
A rivelarlo una emittente tedesca, NDR, che in un ampio reportage fornisce una serie di inquietanti dettagli.
Secondo gli ex dipendenti della società di sicurezza Undercover Global, infatti, il proprietario della società e responsabile della security all’ambasciata, David Morales, si vantava di collaborare con gli Stati Uniti e i suoi servizi segreti.
Morales è stato arrestato poco più di un mese fa, ad ottobre, accusato di aver commesso ampie violazioni della privacy e di aver fornito audio e video alla Cia riguardanti Assange.
Diverse dichiarazioni raccolte nelle indagini indicano che Morales, dopo un viaggio negli States, ha commentato: “d’ora in poi giocheremo nelle grandi leghe. Ora stiamo lavorando per il lato oscuro”.
Una guardia di sicurezza ha testimoniato di aver chiesto al suo ex capo chi intendesse quando ha fatto cenno ai suoi ‘amici americani’, e Morales ha risposto: “Il Servizio segreto degli Strati Uniti”.
Si dice anche che Morales viaggiasse regolarmente negli Usa, anche due volte al mese, con ogni probabilità portando con sè materiali dall’ambasciata.
Le informazioni del rapporto di mancato recapito fanno parte di una denuncia penale presentata dalla catena contro Undercover Global. La NDR afferma di essere in possesso d’una grande quantità di documenti che descrivono in dettaglio l’operazione di sorveglianza illegale subita anche da un giornalista della catena tedesca che ha visitato Assange.
Attualmente Assange è ricoverato in un ospedale del carcere londinese dove è detenuto, in condizioni fisiche molto preoccupanti. Un appello sottoscritto da 60 medici di tutto il mondo sottolinea la gravità delle sue condizioni e chiede che Assange possa essere ricoverato – per ricevere le cure di cui ha bisogno con urgenza – in una struttura medica universitaria.
Dal canto loro gli Stati Unirti, invece, fanno continue pressioni affinchè il fondatore di WikiLeaks venga estradato negli Usa e qui processato con l’accusa di cospirazione, spionaggio e hackeraggio di un computer della Casa Bianca. Un’accusa ai confini della realtà, nel palese tentativo di mettere per sempre a tacere una voce oltremodo scomoda.
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