“Prima io”

Un rapido sguardo alla geografia del sovranismo, ai luoghi dove attecchisce il germe dell’autonomia, dell’egoismo  suprematista, che calpesta il principio della solidarietà nazionale, dell’equa distribuzione delle risorse, disegna senza possibilità di equivoco la mappa del potere unilaterale. Nel mondo si rappresenta con il gigantismo economico di due colossi, gli Stati Uniti e l’emergente impero cinese, ancor più con la macroscopica discrasia tra ricchezze da re Mida ed estreme  povertà in India; in Europa con l’egemonia tedesca, in Italia con la potenza triangolare Lombardia-Veneto-Emilia. Se non sorprendono le mire secessioniste delle prime due, stupisce l’aggregazione della regione “rossa”, che per le sue origini ideologiche dovrebbe dissentire dalla protezionismo autarchico.
Si legittima anche con  questo schematismo descrittivo il matrimonio politico dell’Italia economicamente forte con la Lega Nord, che acquisito il consenso nell’area industrializzata del Paese, ha lasciato per strada la specifica geografica ‘Nord’ per gettare le reti nei mari del Sud, con la subdola promessa di competere con il triangolo industriale del Paese e l’esca della parità in tema di sanità, sicurezza, progresso. Il peccato originale del “prima gli americani” di Trump e a scalare del “prima gli italiani” di Salvini  è la reiterazione di un comportamento atavico dell’umanità, ben descritto dall’esempio del cavernicolo, che  armato di clava e di possente muscolatura, per procurarsi senza fatica cibo, piaceri sessuali e la caverna più accogliente, ottiene il tutto con il ricorso alla violenza sui coevi più deboli.
È mera illusione l’idea di invertire con parziali e inadeguate revisioni il percorso plurimillenario raccontato dalla leggenda di Caino, primo killer del mondo. È pura ingenuità da dilettanti allo sbaraglio, l’antagonismo astratto agli egoismi razziali, il velleitario, ininfluente e offensivo  contrasto al suprematismo ad opera dei diseredati eredi della sinistra. Dalle nostre parti, è stata ampiamente sottovalutata  la pericolosa ‘distrazione’  di chi poteva e doveva vigilare sulla tenuta della democrazia post fascista e, priorità assoluta, doveva  sanare la frattura dell’Italia divisa, incompiuta, l’incongruenza di un corpo in una sua metà malata di abbandono. Non fosse per lo strabenedetto exploit balneare di Salvini, che in bermuda, capello scompigliato post nuotata, in stato di svampimento  per  raddoppio di mojto e in pieno delirio di onniscienza, ha tirato giù il sipario sul contratto gialloverde, racconteremmo ancora di porti chiusi, migranti non salvati in mare, spread a quotazioni insostenibili, conflittualità ad armi impari con la Ue e probabile aumento dell’Iva con ricadute micidiali  sul reddito delle famiglie.  A giudicare dai continui distinguo dei due attori che governano in tandem, in verità non va alla grande neppure il trend demostellato, che stoppa l’aumento dell’Iva, ma raccattando le risorse necessarie qua e là e il ricorso ad accise contestate, tanto da  indurre a ripensamenti e rettifiche. Prevalgono anche nell’aspro dialogo tra inediti interlocutori, egoismi di partito, disomogeneità, intenzioni non completamente sopite di regolare il conto con il voto anticipato, divergenze sulla priorità, ansie da visibilità di entrambi i ‘soci’. Dice Landini, leader della Cgil: “Lavoro, lavoro, lavoro” e di là dal mezzo flop del reddito di cittadinanza, la risposta è poco o niente.
Non è facile la terapia intensiva richiesta per curare la cronica patologia dalla disoccupazione, ma diventa un ‘moloc’ imbattibile se non  si colloca in cima alle urgenze e prima di ogni altro investimento politico.
In tema.Non ha limiti la disumanità e neppure l’egoismo al di sopra  dei diritti negati. Lo scopre il giornalismo d’inchiesta, nel caso in questione quello coraggioso de “Times of Malta”, quotidiano dell’isola meta degli sbarchi di migranti per la sua posizione strategica nel bel mezzo del Mediterraneo. Il recente a La Valletta per estendere al maggior numero possibile di Paesi europei l’onere dell’accoglienza ai profughi, è stato  probabilmente concomitante con il patto del governo maltese-governo libico. Consistere nell’accordo  bilaterale per il respingimento dei migranti. In pratica, con la complicità delle motovedette libiche i barconi, in prossimità delle acque maltesi, sono intercettati e riportati in Libia, dove li aspettano carceri lager, torture, assistenza zero, come nel centro di detenzione di Triq al Sikka, dove si pratica la tortura.
Se questo non  è sovranismo… ben oltre il peggio dell’egoismo…

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