ENI / IL RISIKO DELLE POLTRONISSIME PARTE DA DESCALZI

Il fantasmagorico risiko per le faraoniche poltrone del parastato di casa nostra è già in movimento e giungerà al culmine nella primavera prossima.

E’ in ballo lo sterminato arcipelago di sigle e società che popolano l’universo targato Cassa Depositi e Prestiti, la nuova Iri de noantri, il pozzo al quale i freschi padroni del vapore – renziani di Italia Viva ben compresi, anzi in pole position – potranno attingere a mani basse e far germogliare la nomenklatura dei prossimi anni. Un vero Bingo.

Il gran valzer partirà dalla super poltrona di numero uno dell’Eni, il colosso energetico di casa nostra, attualmente occupata da Claudio Descalzi.

Così descrive la scena il supplemento del lunedì di Repubblica, Affari & Finanza. “L’amministratore delegato dell’Eni, nominato nel 2014 in continuità con il predecessore Paolo Scaroni dal governo Renzi, e riconfermato tre anni dopo da Gentiloni, è l’unico che balla davvero. Balla al punto da poter escludere che la sua conferma sia all’ordine del giorno. Il vertice dell’Eni è posizione così ambita e delicata da scatenare un carosello infernale nelle maggiori società di Stato”.

E poi, sulla traballante posizione di Descalzi: “A pesare non è soltanto l’endorsment di Salvini (“lo stimo e lo ringrazio”, disse pubblicamente l’ex ministro dell’Interno), e neppure la palese ostilità del Movimento 5 Stelle che non gli ha perdonato l’appoggio al referendum costituzionale del dicembre 2016. Pesano soprattutto, e come un macigno, le inchiesta della magistratura su presunte tangenti nigeriane e in un procedimento che ora coinvolge anche sua moglie”.

A proposito dell’inchiesta della procura di Milano per corruzione internazionale a carico di Eni e Descalzi, Repubblica ricorda le parole a botta calda pronunciate da Matteo Renzi quando si seppe delle prime indagini avviate dalla procura meneghina: “Sono molto felice di aver scelto Descalzi. Potessi lo rifarei domattina”.

Da rammentare che Eni e i suoi vertici sono impelagati non solo nelle inchieste per le tangenti in Africa (Nigeria e Algeria in pole position) ma anche per la mazzetta del secolo griffata Petrobras: indagini aperte sia dalla magistratura verdeoro (ha provocato uno tsunami nella rouling class carioca) che milanese, anche in questo caso per corruzione internazionale.

Sotto i riflettori, però, non solo Eni, ma anche la collegata Saipem, reginetta pubblica nell’impiantistica petrolifera (al suo azionariato fa bella mostra la partecipazione di Cassa Depositi e Prestiti) e Techint, punta di diamante (con Tenaris) del gruppo che fa capo a Gianfelice e Paolo Rocca.

Nella foto Claudio Descalzi.


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