Ricordate lo scandalo Telecom a base di spionaggi e hackeraggi d’ogni razza? All’opera c’era il Tiger Team, di cui facevano parte, tra gli altri, due big delle security aziendali, Giuliano Tavaroli e Fabio Ghioni.
Ne è scaturito un lungo, travagliato processo che ha visto l’allora vertice Telecom, Marco Tronchetti Provera, passarla liscia, prima condannato e poi assolto da ogni capo d’imputazione. Quelle centinaia e centinaia di intercettazioni a pezzi grossi dell’imprenditoria, della politica e dello sport (compresa la moglie Afef), secondo gli inquirenti, venivano fatte, pur se nel suo interesse, del tutto a sua insaputa.
La solita storia, come quella dell’appartamento vis a vis con il Colosseo, regalato all’ex ministro degli Interni, Claudio Scajola: sempre a sua insaputa…
All’epoca, alcune operazioni di hackeraggio griffate Ghioni venivano pagate anche da una misteriosa società, la neozelandese Fenefin. Ma scavando meglio, i pm milanesi scoprirono che tutto era riconducibile ad una sigla anonima elvetica, il cui quartier generale si trovava a Chiasso, in via San Gottardo 23, ed era amministrata da un commercialista, Renato Bullani. “Una società di comodo che anche altri soggetti utilizzavano per le fatturazioni”, scrissero gli inquirenti.
Adesso quell’indirizzo, e il nome di quell’amministratore, tornano alla ribalta. E sempre a cavallo di Fenefin.
Sì, perché Fenefin possiede il 40 per cento delle azioni dell’ennesima sigla di questo puzzle, la Waylog acquartierata a Como.
Cosa c’è di importante nella Waylog story? Quella di essere oggi un importante fornitore nei servizi di intercettazione per svariate procure italiane, soprattutto in Lombardia. Tra i clienti eccellenti, ad esempio, le procure di Milano e di Como.
E pensare che si tratta di una sigla dal fatturato non strabiliante e dagli utili contenuti. Poco più di mille euro guadagnati, infatti, nel 2018, con un giro d’affari per 250 mila euro.
Come mai, a questo punto, ricorrere a società anonime e fiduciarie per nascondere il nome dei soci, presentando bilanci così piatti?
Ma nel pedigree di Waylog c’è un’altra chicca. Quella di essersi attivata per le intercettazioni nel giallo di Erba, avendo operato per i legali di Rosa Bazzi e Olindo Romano.
A questo punto i misteri si moltiplicano. Come mai le procure, direttamente o indirettamente, si affidano per lavori estremamente delicati ad una società che è stata protagonista in una delicatissima inchiesta?
E che, appunto, presenta dei più che misteriosi profili societari?
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.