ENI / IL MAXI CONFLITTO DEL NUMERO UNO DESCALZI

Riflettori puntati dalla procura di Milano sul numero uno dell’ENI, Claudio Descalzi, e sulla consorte, Maria Magdalena Ingoba.

Il primo è indagato per “omessa comunicazione di conflitto d’interessi”, Alla seconda fa capo un reticolo di società che conducono anche a paradisi fiscali. Le fiamme gialle hanno perquisito, il 25 settembre, l’abitazione milanese del vertice Eni.

Una storia che si aggiunge al processo, già in corso, per le tangenti nigeriane griffate Eni, e vede sempre Descalzi sul banco degli imputati. Così come del resto accade nella maxi inchiesta brasiliana “Lava Jato” per le mazzette petrolifere del secolo, e la omologa inchiesta della procura meneghina per “corruzione internazionale”. Grane non da poco.

Torniamo alle indagini sulla coppia d’oro. A lady Ingoba – stando alle minuziose ricostruzioni dei pm – fino al 2014 faceva capo il gruppo Petroservice, attraverso la società lussemburghese Cardon Investiments SA. A sua volta Petroservice controllava svariate sigle localizzate in Congo, Gabon, Ghana e Mozambico. Sigle che nel corso di un abbondante decennio (dal 2007 al 2018) hanno fittato navi e servizi logistici proprio all’Eni.

Claudio Descalzi con la moglie Maria Magdalena Ingoba

Un’operazione da 300 milioni di euro, senza che tutto ciò fosse mai comunicato al consiglio d’amministrazione del Cane a sei zampe e ai suoi azionisti, ingenerando un palese maxi conflitto d’interessi.

Quando la notizia è venuta fuori per la prima volta, nel 2018, la consorte di Descalzi è caduta dal pero: “Non ho mai sentito parlare della Cardon” – dichiara la viola mammola – “mai avuto a che fare con questa società”. Dopo di che il colosso petrolifero di casa nostra depositò un audit, secondo cui i contratti stipulati erano regolari e non c’erano stati favoritismi di sorta.

Da rammentare che Descalzi è stato dal 1994 managing director della consociata Eni Congo e dal 1998 vice presidente e managing director di NAOC, la consociata di Eni in Africa. Dal 2000 al 2001 direttore dell’area geografica Africa, Medio Oriente e Cina; e dal 2002 al 2005 ha guidato l’area geografica in Italia, Africa e Medio Oriente. Un uomo ovunque, con predilezione per il continente africano.

Il lavoro dei pm milanesi è andato avanti anche attraverso rogatorie internazionali, che hanno permesso di ricostruire il mosaico societario pezzo dopo pezzo. E’ emerso anche che la misteriosa Cardon Investments era a sua volta controllata da due fiduciarie cipriote – tanto per completare il quadro geografico di riferimento – tra cui Cambiasi Holding Ltd, direttamente riconducibile a lady Deslcazi.

Il cui marito, candido come un giglio, fa sapere: “le transazioni tra Eni Congo e Petroservice non sono mai state oggetto di mie valutazioni o decisioni, in quanto totalmente estranee al mio ruolo”.

Non basta, ma ha anche il coraggio di aggiungere: “Tengo a sottolineare che se mi fossi trovato in una qualunque situazione di conflitto d’interesse, o ne avessi avuto conoscenza, non avrei esitato a dichiararlo”.

Tutto è successo a sua insaputa. Come quando il ministro degli Interni berlusconiano Claudio Scajola si vide regalare una casa vis a vis con il Colosseo: a sua totale insaputa…


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