Previsione di difficoltà zero: con il caos, che agita le acque del Pd formato Zingaretti, infilarsi in un tunnel senza uscita era nell’aria ed è accaduto, alimentato da risse intestine in crescendo di intensità. Nella battaglia campale sono schierati in assetto di guerra il reparto corazzato del neo segretario e il manipolo di renziani, integrato dalla legione dei senza padrini. Nell’incipit del progetto di recupero di consensi, il Pd del faticoso rinnovamento pensava davvero che Renzi e i suoi prodi avrebbero accettato l’emarginazione senza reagire? Errore strategico. La dichiarazione di belligeranza alla leadership di Zingaretti, è partita dall’incredibile presupposto che non abbia difeso l’ex ministro Lotti, uomo di Renzi, coinvolto nell’inchiesta sulle toghe del Consiglio Superiore della Magistratura. La Boschi: “Lotti ha subito più attacchi dal Pd che dagli avversari”. È un appello esplicito alla mancata complicità e contemporaneamente un’affermazione non vera. Per convincersene è sufficiente confrontare l’atteggiamento contestato al Pd e l’enfasi, la collocazione, i toni, con cui i telegiornali Rai sudditi di Salvini hanno raccontato il caso Lotti. L’altra faccia della medaglia: ai zingarettiani forse non dispiacciono i guai giudiziari dei renziani. Aggiungono una risposta al perché della loro esclusione dai vertici del partito. La Boschi ha dato il via al fuoco amico nel corso del raduno all’insegna di “Sempre avanti”, mozione di Giachetti, battagliero anti Zingaretti. A conferma dei fermenti, che contrastano l’urgenza di unità della sinistra, l’ex ministra ha dichiarato che nel Pd ci sono “Tante anime da ascoltare e valorizzare”. A che si riferisce se non alle correnti? Lancia in resta parte all’attacco anche Rosato, altro renziano doc. Parte da una considerazione conciliante: “Scelta della segreteria legittima”, ma prosegue con dubbi sulla leadership di Zingaretti: “Di quelle che muovono il Paese ne ho vista una” (quella di Renzi, ndr). Di che meravigliarsi se anche la Sardegna elegge un sindaco di destra anche Cagliari?
Ci fa o ci è? Finto tonto, o disinformato. Prevalgono le prime ipotesi. Mentre Salvini minaccia la Sea Watch di vagare per mesi e anni nel Mediterraneo con i migranti a bordo, atterrano in aeroporti italiani 1.200 migranti rimpatriati con legittima decisione dalla Germania in base a regole europee che prevedono il ritorno nei Paesi del primo ingresso, cioè in Italia. Da condannare è semmai la violenza subita dai profughi che non vorrebbero essere espulsi dalla Germania, costretti a imbarcarsi grazie a sedativi per ridurli alla ragione. E comunque, un ministro dell’Interno informato capillarmente di quanto accade in Italia, era davvero all’oscuro dei 1.200 rimpatriati con aerei atterrati in Italia? Se ne era informato perché prendersela con i 50 migranti della Sea Watch e non con i 1.200 volati in Italia?
Le procedure d’infrazione minacciate dalla Ue per i nostri conti in rosso non scalfiscono la mussoliniana fermezza del vice premier leghista, che emette, non ancora da palazzo Venezia, ma manca poco allo storico affacciarsi al balcone, un nuovo monito a Bruxelles: “Nessuno ci impedirà il taglio sulle tasse. Se a Bruxelles va bene, sono contento. Se a Bruxelles non va bene, deve sapere che
i soldi degli italiani li gestisce il governo degli Italiani”.
Poco gli importa se la Bce ci allerta con l’immagine emblematica della spada di Damocle sulla nostra testa, se spaventa l’inevitabile ricorso all’aumento dell’Iva, se gli italiani rischiano che il governo metta le mani sui risparmi, se aumenterà il debito pro capite di ogni italiano, ora oltre quota 38 mila euro.
Luis de Guindos Jurado, vicepresidente della BCE, a proposito della follia minibot: “Discuterne è stato un errore. Draghi ha detto che se fosse una moneta legalmente utilizzabile, sarebbe illegale e che se fosse debito, allora accumulerebbe ancora più debito”.
In risposta a chi contesta il crescente e pericoloso propagarsi di rigurgiti fascisti non contrastati, anzi tollerati dal ministero dell’Interno a guida Salvini, la cronaca racconta di un uovo episodio di violenza fascista. Quattro ragazzi che indossavano maglietta con la scritta “Cinema America”, locale salvato dalla speculazione edilizia, sono stati aggrediti da una banda di picchiatori. Bottigliate, pugni, insulti, testate: “Avete le magliette del Cinema America, siete antifascisti, via di qua”. Uno degli aggrediti è finito all’ospedale con frattura scomposta del setto nasale, da operare, un altro con ferite alle sopracciglia. Solo per aver rifiutato di togliersi le magliette. Il presidente del “Piccolo America: “Un atto gravissimo in un paese allo sbando, dove la violenza non viene più condannata, ma anzi viene difesa e sdoganata come strumento di giustizia da chi ci governa”.
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