Ennesimo atto nella mega inchiesta Petrobras che da tre anni va avanti in Brasile.
Adesso è il Tribunal de Contas da Uniao a puntare l’indice e accusare di corruzione Techint, il colosso dell’impiantistica di casa nostra guidato da Gianfelice Rocca.
Si tratta, in pratica, della Corte dei Conti carioca, la quale ricostruisce il ruolo giocato da Techint nella super mazzetta del secolo (5 i miliardi di dollari finora accertati), le tangenti pagate da alcune imprese di livello internazionale per aggiudicarsi grosse commesse per la realizzazione di impianti petroliferi.
Una vicenda che in Brasile ha già mandato in tilt il sistema politico verdeoro, coinvolgendo in pieno sia maggioranza che opposizione e perfino tre presidenti: Lula Ignacio da Silva, condannato a nove anni di galera, il suo successore Dilma Roussef, costretta alle dimissioni, e poi il pro tempore Michel Temer. Un vero tsunami.
Tre i big italiani coinvolti. Il nostro colosso energetico Eni all’epoca guidato da Paolo Scaroni, l’attuale numero uno di Elliott in Europa e presidente del Milan calcio; consorella Saipem, il cui capitale è detenuto al 12,55 per cento dalla Cassa Depositi e Prestiti; e, appunto, Techint.
Un’inchiesta parallela è portata avanti anche dalla procura di Milano, che indaga per un capo di imputazione non da poco, “corruzione internazionale”.
E a Milano è in vita da un paio d’anni un altro filone d’inchiesta, che punta i riflettori sul tesoro di San Faustin, un pozzo arcimilionario prima acquartierato in Lussemburgo e poi in Svizzera: fa capo alla dinasty dei Rocca e ad illustri parenti & amici.
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