Le Vele, uno degli obbrobri di Napoli, l’emblema del più totale degrado urbanistico, lo scempio che da decenni popola l’agghiacciante scenario di Secondigliano, il Bronx partenopeo.
Tra pochi giorni apre il cantiere per l’abbattimento della Vela Verde, sei mesi di lavoro previsti. Poi dovranno esserne abbattute altre due, per un totale non da poco, 27 milioni di euro, che serviranno comunque anche per riqualificare la sola che resterà in piedi, quella Celeste.
L’abbattimento, in realtà, doveva avvenire molto prima. Venne infatti approvata ad agosto 2016 la delibera comunale che prevedeva il triplice abbattimento, mentre alcuni mesi dopo, a marzo 2017 sono stati ufficializzati dal sindaco Luigi de Magistris i fondi stanziati per l’operazione.
Le prime tre Vele erano state demolite nel corso delle amministrazioni guidate da Antonio Bassolino e poi da Rosa Russo Iervolino.
Nella Vela Celeste, una volta riqualificata, andranno ad alloggiare i rimasti senza casa per gli abbattimenti (molti nel frattempo hanno trovato altre sistemazioni), mentre negli spazi che rimarranno liberi sono previsti servizi e aree verdi.
Un esempio di mala urbanistica, le Vele, progettate (sic) per un vivere civile e a misura d’uomo, ispirandosi – figuratevi – a Le Corbusier.
Un simile scempio è stato realizzato nel dopo terremoto (’82-’83) anche nell’area flegrea, a Monteruscello, dopo gli allarmi (taroccati) per il bradisisma a Pozzuoli. In piena area archeologica e sempre in zona “rossa” sorse il ghetto di Monteruscello, cominciato a cadere a pezzi già dopo qualche anno, per la scarsa qualità dei materiali utilizzati.
Ottima chance, comunque, per la camorra di immettere decine e decine di miliardi di lire nelle sue casse, tra movimento terra, calcestruzzo e subappalti a go go.
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