E’ un chiaro, non equivocabile conflitto di interessi, generato dalla fame di potere dei Dioscuri Salvini-Di Maio. I Castore e Polluce, l’un contro l’altro armati, perché alleati spuri, litigiosi a dismisura a prescindere dalle questioni in ballo, cioè motivati da egoismo di bottega, sono stati costretti dalla bellicosa rivalità ad abdicare al ruolo di premier, ma hanno compensato il ‘sacrificio’ con l’auto nomina a vice presidenti del consiglio e a titolari di due rilevanti dicasteri. A ripercorrere il tempo del governo gialloverde, speso dai due capoccia di Lega e 5Stelle per impegni di partito; messe in fila le ore, i giorni, i mesi, sottratti agli oneri di governo, si ottiene uno sconcertante totale, che spiega il perché di sistematici rinvii delle promesse pre elettorali, il “vedremo, faremo, poi si vedrà”. Bugie su bugie, da ultimo la menzogna sull’economia dell’Italia in ripresa, esternata dall’Istat, guarda caso, quando i gialloverdi hanno insediato alla presidenza Carlo Blangiardo, uomo della Lega. Il suo fasullo ottimismo è stato smentito in contemporanea dalla Banca d’Italia e da una delle più autorevoli agenzie internazionali di rating, che ha pietosamente confermato il poco incoraggiante bbb, ma lasciando intendere che è solo un gesto di generosa prudenza e che il futuro della nostra economia è a rischio.
Il doppio “lavoro” di Salvini e Di Maio, globetrotter in giro per comizi e propaganda elettorale in Italia e all’estero, manda in soffitta, fino al giorno del redde rationem questioni essenziali per quelli che chiamano ‘cittadini’, sostantivo usurpato per nascondere i rispettivi “me ne frego” di problemi come la sicurezza, tema di cui Salvini si fa vanto a sproposito, come il il fenomeno migratorio dei nostri giovani, il dramma dei lavoratori espulsi dalle attività produttive. Basterebbero questi due vulnus operativi a giustificare l’impeachment dei numero uno di Lega e 5Stelle, ma c’è di più e di peggio. La connotazione neofascista di Salvini, palesemente contigua all’estrema destra, permette che la Repubblica nata dalla Resistenza sia minacciata da rigurgiti dell’estrema destra, ferale evento che nel ruolo di ministro dell’Interno dovrebbe reprimere come vuole la legge e la Costituzione. L’incompetenza del rivale Di Maio e di gran parte dei ministri grillini, concorre all’ammucchiata di questioni rinviate, inevase, alla scarsa credibilità del Paese nel contesto internazionale. Le smargiassate di Salvini franano sul suo terreno favorito, della sicurezza, percorso a senso unico per addossare ogni responsabilità ai migranti, mentre le mafie si impadroniscono del Paese e il suo unico impeto ideologico è nell’invito ad armarsi e a farsi giustizia da soli. L’Europa ci snobba e teme di essere coinvolta in un nostro possibile default finanziario, noi ci trastulliamo sull’altalena di rapporti ibridi con Putin e Trump, non abbiamo un’idea guida per distinguere tra interessi al petrolio libico e la tragedia dei migranti che subiscono violenze nelle carceri di quel Paese, non assumiamo una posizione visibile sul caos politico-militare del Venezuela dove è consistente, storica, la presenza di italiani.
Non c’è da sperare in un duello senza ferirti tra i due vice premieri, all’ombra del leggendario convento delle Carmelitane, nella reciproca eliminazione di chi ci s-governa. Poco promette la sinistra divisa, poco quella di Zingaretti, fatta di antistoriche promiscuità con segmenti della moderazione inglobati dal renzismo per un progetto clamorosamente fallito, anche per questo impossibilitata a dire e fare cose di sinistra. È velleitario contrastare lo sfascio di quest’accozzaglia gialloverde con la tattica del “contro”, pur necessaria, ma inefficace senza un progetto alternativo, dettagliato, articolato per temi, tempi e strumenti di attuazione.
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“Perché stai tanto tempo al sole?” “Perché Carlo Conti guadagna milioni. Vuoi vedere che dipende dall’abbronzatura… (Dal libro “Un perché al giorno toglie la noia di torno”. Presentazione Giovedì22 maggio, Nuovo teatro Sancarluccio, via San Pasquale, Napoli, ore 18).
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