Non si legge da nessuna parte cosa c’è dietro la finta opposizione del centrodestra al governo leghista-pentastellato. La domanda è d’obbligo. Ma davvero chi si occupa di politica crede all’ingannevole manfrina di Forza Italia e Fratelli d’Italia, che vanno all’assalto del forte gialloverde dentro e fuori il Parlamento? In particolare, ritengono distanti Salvini e la Meloni? Fratelli d’Italia non ha casa comune con il fascismo di Marine Le Pen, le destre degli ex Urss accolte dalla Ue, con Trump, Putin, Erdogan, tutti figuri con cui Salvini intrattiene un chiaro rapporto di condivisione? La furbetta leader di Fratelli d’Italia, solidale con il neofascismo di Casa Pound e Forza Nuova, per chi non lo avesse ancora intuito, sbava per l’ambizione di accoppiarsi in Parlamento e al governo con Salvini. Per riuscire nell’impresa, che proietterebbe il suo misero 3 percento a dignità di partito, non c’è di meglio che fingere di contrastare l’esecutivo. Prima o poi, è l’idea della Meloni, il leader del Carroccio deciderà di associarla al suo progetto di destra per liberarsi di una fastidiosa contestazione. Esempio di attacco al governo: “Si è piegato ai burocrati di Bruxelles”. La Meloni lo dice su Facebook, diventato spazio primario della dialettica politica. Il post denuncia il governo “grillo leghista” per essersi arreso e per aver incentrato la manovra economica tutta sulla spesa corrente, senza attenzione per gli investimenti e le misure per la crescita. Insomma, manovra inadeguata per essere difesa e grande occasione persa dall’Italia. Su Twitter, sempre la Meloni: “C’è un governo che annuncia un deficit al 2,4% e poi concorda con Bruxelles un 2,04%, tanto il suono è simile. Diabolici”.
Di vero c’è che la marcia a passi del gambero del governo gialloverde ha come ricaduta negativa un meno 4 miliardi di euro per quota 100 e reddito di cittadinanza. La riduzione del deficit-Pil 2019 dal 2,4 al 2,04% decurta la manovra di 6,48 miliardi, da compensare con tagli che probabilmente non basteranno dal momento che Moscovici ha chiesto di ridurre ulteriormente il disavanzo. Le risorse per quota 100 si assottigliano da 6,7 miliardi a 4 miliardi e del provvedimento usufruiranno meno italiani (solo 300mila). Per il reddito di cittadinanza i fondi si riducono alla metà. Dei 17miliardi ipotizzati inizialmente, con il deficit al 2,4% erano diventati solo 9. Dopo la trattativa si ridurranno di un altro miliardo e mezzo. In totale? Meno della metà di quanto sbandierato in campagna elettorale.
C’è molto di goliardico nel movimento dei grullini e che c’entra con il governare? Da stadio i festeggiamenti notturni dal balcone di Palazzo Chigi per annunciare la nascita della manovra, ma festa anche ora che l’Europa li ha sputtanati. Baldoria in discoteca, un po’ di musica metallara, un paio di birrette e ip- ip-urrà. La triade del disastro, ovvero Conte, Di Maio, Salvini, ne è stata fuori. Per loro cena al ristorante e cin cin. La politica la fanno davanti all’amatriciana e a una bottiglia di Frascati doc. La base degli uni e degli altri è incavolatissima, ma non perché non frequenta discoteche o ristoranti.
Dopo l’exploit del “Ce l’aveva duro” Salvini, che ha deciso di far pagare ai cittadini liguri un po’ di più per il pieno di benzina, il governo giallo verde ne inventa un’altra. Per finanziare il cosiddetto “Fondo Volo”, chiunque s’imbarcherà su un aereo negli aeroporti italiani dovrà pagare un ticket di 5 euro. E’ l’ultimo balzello iLega-M5S, o è solo il secondo di una serie?
Il Toninelli, ‘poareto’, interpreta alla perfezione il ruolo di agnello sacrificale, al pari di Tria, ministro senza diritto di decisione. Il titolare delle infrastrutture ha ingoiato prima il rospo del Tap, che si fa per volere di Salvini, poi quello probabile del Tav, per cui tifano i leghisti e ora deve mandar giù anche il boccone indigesto del Terzo Valico, che si farà a dispetto di quanto sostenevano i grullini.
Bell’Italia, meritevole format della Rai, sembra orientato a modificare il titolo, che diventerebbe “Italia”, senza il menzognero aggettivo “bella”.
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