Tra non molto ce lo ritroveremo tra i piedi e il panorama della politica tornerà ad arricchirsi di un grullino che si vanta di essere figlio di un fascista. Cattivo sangue non mente e al Di Battista manca solo un bottiglione di olio di ricino e il manganello per somigliare a cotanto padre. Lui non dialoga, urla, non si serve di argomentazioni, ma di ingiurie e il turpiloquio è il breviario a cui attinge con tenace costanza. Il nuovo capitolo del suo slang, degno di impreziosire la carta della prestigiosa Accademia della Crusca, che tutela la purezza della lingua italiana, prende spunto dall’impertinente scoperta delle Iene sul padre di Luigi Di Maio, vice premier del governo gialloverde. Vittorio Di Maio, imprenditore edile in Pomigliano e dintorni, ha fatto lavorare uno o più operai pagandoli in nero e a uno di loro ha imposto di non rivelarlo per non procurargli guai.
Renzi e la Boschi, vittime a suo tempo di stolking politico per presunte illegalità dei rispettivi genitori, rivelatesi immotivate e in parte inventate primo fra tutti dal vice premier Di Maio, hanno commentato con giustificato sarcasmo l’illegalità commesse da suo padre.
A replicare non è l’interessato, ma il globettrotter Di Battista e lo fa alla sua maniera, con insulti che scandalizzerebbero anche il più rozzo bestemmiatore. Eccola sua elegante e dantesca espressione: “Renzi e Boschi hanno la faccia come il c… per quello che sono riusciti a dire”, laddove “c…” è riportato con i puntini di sospensione per decenza. | La replica della Boschi è secca ed esaustiva: “Volgare e fascista. Leggendo le volgarità che ha pronunciato capisco che in famiglia il fascista non è solo suo padre. Hanno scaricato quintali di fango su di me per mio padre, che non è mai stato condannato. E adesso giustificano chi sfrutta il lavoro in nero e fa i condoni. Hanno fatto una campagna contro di me basata su fakenews e adesso che la verità viene a galla passano agli insulti. Se vogliamo parlare dei figli, confrontiamoci sulla politica. Se vogliamo parlare dei padri, mio padre non è stato condannato mentre il padre di Di Battista è fascista”.
Mente Di Maio, replicando di non essere a conoscenza dell’illegalità del padre che ha fatto lavorare in nero operai nella sua impresa edile? Chi indaga sula vicenda rivela che quando uno dei dipendenti ha intentato causa all’azienda di famiglia per aver lavorato in nero, il vice premier era già uno dei proprietari. E’ verosimile che lo ignorasse? Gli internazionalisti ricordano che nei Paesi anglosassoni (Stati Uniti e Gran Bretagna) uomini delle istituzioni che mentono sono costretti a dimettersi. In Italia, decine di esempi di bugie ad alto livello non hanno mai provocato il “licenziamento” dei responsabili. Non a caso, molti osservatori stranieri definiscono l’Italia Banana Repubblic, la Repubblica delle banane.
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