Ma qual è la vera storia dell’edificio di San Lorenzo a Roma, dove ha trovato la morte la povera Desireè? L’emblema di una capitale disamministrata e sgarrupata, dello sfascio di una città che crea emarginazione e morte, vite drogate e spezzate, degrado, l’incuria più selvaggia.
Adesso quello stabile è da mesi gestito da un custode giudiziario, dopo svariate peripezie. E’ stato al centro di non pochi progetti messi in campo dalle amministrazioni capitoline, ma non s’è mai prodotto neanche un topolino.
Per prima è la giunta guidata da Walter Veltroni a progettare un’operazione di risanamento, riqualificazione per farne degli appartamenti. La quota era già stanziata nel bilancio, ben 1 miliardo e 350 mila euro. E doveva occuparsene la socità Tunda Orange, amministrata dal fratello dell’allora sindaco, Valerio Veltroni.
Ma le concessioni sono scadute e tutto è finito prima ancora di nascere.
Poi è stata la volta di Ignazio Marino: altri progetti, altre iniziative ma anche stavolta è un flop.
Così oggi ci ritroviamo con un’amministrazione giudiziaria che galleggia in quella orrenda baraccopoli popolata da fantasmi, spacciatori e cocainomani, emigrati di ogni etnia e ultimi di ogni razza.
Certo che dove Valerio Veltroni va ne sono sempre successe di tutti i colori. Anni fa gli dedicammo un’inchiesta, che potete leggere cliccando in basso. Dai progetti pisani (il crac di una banca locale) a quelli romani è stato un fuoco di fila di insuccessi. Passando per la Calabria, dove lui e soci avevano intenzione di realizzare un super mercato a Villabate. Tutto è finito in una mezza inchiesta, poi abortita, su presunte tangenti e la costante presenza delle ‘ndrine.
Quindi è stata la volta della Sardegna, per tuffarsi nel business che tira, l’eolico. Ed anche qui la rituale inchiesta della magistratura, “Eclissi”.
Valerio Veltroni è tra i protagonisti dell’affaire a bordo della sua Enervitabio di San Giovanni Suergiu. La quale finisce sotto i riflettori degli inquirenti per “associazione a delinquere finalizzata alla truffa in erogazioni pubbliche” e lottizzazione abusiva.
Nel business altre due aziende sarde, una proprio di San Giovanni Suergiu e l’altra a Santadi, nel Sulcis. Secondo fonti della procura di Cagliari, l’inchiesta è ancora aperta e le ultime due aziende sono state sequestrate.
Leggi l’inchiesta della Voce di aprile 2011
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