Mattone in pezzi. Qualche mese fa la richiesta di concordato preventivo al tribunale di Roma del gruppo Condotte, adesso la stessa richiesta in arrivo da un calibro come Astaldi. Cosa sta succedendo nell’ex Belpaese dei mattonari felici e contenti?
Partiamo dalle ultime su Astaldi, da trent’anni nello star system delle sigle acchiappapalti non solo in Italia ma anche all’estero. Stavolta è un altro ponte a far vacillare le speranze – per ora – di salvataggio: sì, dal momento che la crisi politica in Turchia ha di molto rallentato le procedure per la realizzazione del terzo ponte sul Bosforo al quale Astaldi puntava con decisione. Ma i mesi trascorrono inutilmente e niente si muove. E così Astaldi si vede costretta a portare i libri in tribunale (a Roma) per avviare le procedure di un concordato preventivo “con riserva”: in soldoni, il concordato potrà essere accettato se a breve verrà presentata in tribunale una proposta di “concordato in continuità aziendale”. Bisognerà capire, in sostanza, se ci sono altre lavori in pentola la cui realizzazione può portare a breve soldi in cassa.
In Borsa la notizia ha avuto un effetto devastante, con un quasi 30 per cento in meno.
E’ la seconda batosta nel giro di pochi mesi, visto che lo scorso anno è successo praticamente lo stesso con il Venezuela, sprofondato in una profondissima crisi economica e quasi nella guerra civile. Astaldi aveva lavori per circa 400 milioni, che ora vagano nella più totale incertezza.
Ed è stato proprio per superare l’impasse provocato dall mancate entrate venezuelane che Astaldi ha deciso di mettere in vendita la sua concessione per la costruzione del terzo ponte sul Bosforo.
Ma le trattative, proprio per la crisi turca, hanno subito un brusco stop: ciò – fa sapere l’azienda – “ha imposto di adeguare il complessivo piano di rafforzamento patrimoniale e finanziario presentato al mercato”.
Scrive il Corsera: “La domanda di concordato con riserva dovrebbe permettere alla società di continuare a operare in ‘regime di continuità aziendale’, onorando i contratti pubblici già vinti e continuando a partecipare a nuove gare. Astaldi ha già nominato degli advisor per procedere ad un nuovo piano da sottoporre al vaglio del tribunale di Roma e dei creditori”.
Sono lontani i bei tempi pre Tangentopoli, quando Astaldi era una delle regine del mattone, con tutte le sponde politiche del caso. Alla fine degli anni ’80 si parlò della possibile creazione di un maxi polo delle costruzioni, che sarebbe partorito dalla fusione di Condotte e Astaldi, star del pubblico e del privato, e di Icla, l’impresa del cuore di ‘O Ministro Paolo Cirino Pomicino che all’epoca faceva man bassa di appalti, dal dopo terremoto all’Alta Velocità. Auspice l’allora presidente andreottiano dell’Iri, Franco Nobili.
Ma quelle nozze non si celebrarono. I soliti contrasti nel ventre della balena bianca…
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