Ennesimo colpo di scena nella guerra continua tra il Comune di Napoli e la Corte dei Conti. Un tira e molla che dura da mesi e mesi e che stava portando palazzo San Giacomo al crac già a fine 2017 se non fosse giunto in corner un provvidenziale provvedimento spalmadebiti deciso dal governo Gentiloni, uno dei suoi ultimi atti.
Adesso la Corte dei Conti partenopea torna all’attacco e accusa il Comune di “nuovi squilibri di bilancio” e praticamente impedisce alla giunta comunale di effettuare qualsiasi manovra. Non solo di spesa – perfino ordinaria di qualunque tipo – ma anche le previste vendite di alcuni tra i beni comunali di maggior pregio per far cassa. E’ il caso delle Terme di Agnano, praticamente finite in crac dopo una discutibile gestione. Il sindaco arancione Luigi de Magistris ha deciso la vendita, ma la Corte dei Conti lo stoppa.
“Siamo con le mani letteralmente legate, ci vogliono far chiudere e far succedere il patatrac”, commenta l’assessore al Lavoro Panini, che si era occupato della vendita.
E non sono in pochi a raccontare a Napoli una storia che circola da qualche tempo. Quando non arriverà il primo stipendio ai 20 mila e passa dipendenti comunali succede ‘O finimondo, la rivoluzione. Per dire, quando in 20 mila famiglie (che significa più di 100.000 mila persone) non asi riesce – come si dice – a mettere il piatto in tavola, può succedere di tutto. E’ il segnale che tutti indicano come termomero sulla febbre della città.
Al Comune parlano di un “commissariamento di fatto”. E aggiungono che perfino le spese giudicate inderogabili e stranecessarie non possono essere effettuate, a meno che una apposita sorta di super relazione ne dimostri la vitale inderogabilità.
Dal canto loro, i magistrati contabili contestano alla giunta arancione “un extra deficit dovuto ad errate interpretazioni di norme tecniche sul bilancio”, ipotizzando rettifiche per oltre 1 miliardo di euro. Tutto ciò porterebbe oltre tutto a un consistente aumento della rata di debito già da restituire annualmente.
Insomma, un vero e proprio caos nel caos in una città che vive già nell’emergenza quotidiana. Montagne di monnezza che si riaccumulano in ogni strada, trasporti in tilt, lo stato del mantello stradale come neanche a Baghdad dopo i bombardamenti americani, non solo nella martoriate – e ormai invivibili – periferie ma anche al centro. C’è l’enorme problema di via Marina, la principale arteria che parte da piazza Municipio, si trova davanti al porto e conduce nella zona ex industriale: cantieri ormai fermi da mesi, quando dovevano terminare un anno fa. E adesso, con il blocco della spesa? Napoli cantiere aperto?
Obbligati a sopportare anche questo gli eroici turisti che continuano, comunque, ad arrivare a frotte in città. Ma un martirio quotidiano per i napoletani, ormai costretti a quotidiani eroismi per sopravvivere.
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