SOLFATARA / INCIDENTE PROBATORIO PER TUTTI I REATI

Un anno fa la tragedia alla Solfatara di Pozzuoli che inghiottì tre turisti torinesi davanti agli occhi del più piccolo, di 9 anni, rimasto in vita per miracolo.

Il piccolo superstite è affidato agli zii paterni, ed è Elisabetta Carrer ad esprimere tutto il suo dramma. “Ha bisogno di un grande sostegno continuo – racconta – non ha più nulla di quel mondo che  prima esisteva intorno a lui, la sua vita per proseguire deve essere ricostruita giorno dopo giorno e ci vogliono forti supporti psicologici”.

La procura di Napoli, ovviamente, ha messo sotto sequestro l’intera area della Solfatara che presentava evidenti criticità. La tragedia, infatti, si verificò perchè – oltre a non esserci alcuna segnalazione di pericolo – il terreno era friabile e dalla bocca della voragine si sono subito sprigionati gas letali che hanno contribuito al decesso dei genitori Correr e del figlio Lorenzo che per primo vi era piombato dentro.

Per i reati di disastro colposo, triplice omicidio colposo e violazione delle norme sulla sicurezza dei luoghi di lavoro è indagato l’amministratore della società che gestiva la struttura “Vulcano Solfatara srl”, Giorgio Angarano, e altri cinque soci.

Osserva il penalista della famiglia, Alberto Berardi: “la procura di Napoli ha fatto e sta facendo un ottimo lavoro per la completa ricostruzione della filiera delle responsabilità e per evitare che tragedie così immense e assurde abbiano a ripetersi”. E prosegue: “Nella Solfatara sono risultate violate innumerevoli normative di sicurezza per i lavoratori e per il pubblico: mi sembra evidente che, fino a quando permarranno tutti questi elementi di estrema pericolosità, il sito non potrà che restare chiuso”. Sia i gestori che alcuni operatori turistici e commercianti della zona, invece, chiedevano la riapertura: incredibile ma vero.

Spiega ancora il legale della famiglia Carrer: “La nuova superperizia con incidente probatorio richiesta dai pubblici ministeri, del resto, è funzionale anche e proprio a determinare i requisiti di sicurezza necessari per poterlo riaprire”.

Nelle scorse settimane, infatti, i pm partenopei che conducono l’inchiesta, Anna Frasca e Giuliana Giuliano, con il coordinamento dell’aggiunto Giuseppe Lucantonio, hanno chiesto al gip la nomina di un collegio di esperti per poter procedere nei tempi più rapidi all’incidente probatorio, in grado di chiarire definitivamente alcuni punti ancora oscuri.

Spiegano i pm: “Gli esperti dovranno effettuare l’analisi dei rischi presenti presso la Solfatara, tenuto conto della morfologia vulcanica; accertare la situazione idrogeologica e la quantità dei gas presenti nell’area; indicare le cautele e i presidi idonei a garantire la sicurezza del sito in modo da assicurare la tutela della pubblica incolumità”.

Sarà l’atto finale, assicurano a palazzo di giustizia, poi il processo sarà rapidissimo perchè è già stata raccolta una mole di elementi probatori. Le indagini di questi mesi, infatti,  hanno consentito di accertare una serie di irregolarità e anomalie, in particolare per quanto attiene alle voragini che si aprivano e venivano colmate senza verificare minimamente cosa fosse realmente successo e quali fossero le effettive condizioni del sottosuolo. Come dire, copri e via.

Quando nella Solfatara si spalancavano delle voragini – e la cosa, anche secondo gli addetti ai lavori si verificava non rare volte – gli incaricati dai gestori si limitavano a scavare un po’ più in là per poter prelevare del materiale e coprire quella voragine. Sembra un gioco macabro.

Fatto ancor più grave, la procura di Napoli ha accertato che “nessuna delle risorse finanziarie della società era stata investita per ridurre la pericolosità del sito in modo da garantire all’interno dello stesso la circolazione in sicurezza”.

Insomma, il massimo del rischio mortale a portata di tutte le tasche! Altro che horror movie.


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