A sorpresa il gatto spelacchiato e la volpe zoppicante, affetta da periartrite bilaterale, chiesero consiglio al mago Silvan, che con accompagnamento di “sim saladim” insegnò loro a estrarre dal cappello a cilindro il più innocuo e manovrabile italiano da incoronare premier del Bel Paese. Il bussolotto posto sul fondo del cappello conteneva il nome di Conte, avvocato a suo tempo assoldato da Autostrade per l’Italia. Poveri Di Maio e Salvini, al secolo l’“Incompiuto” e il “Ce l’ho duro leghista”: furbi, ma sprovveduti, lo adottarono perché non disturbasse i manovratori, presenziasse a inaugurazioni con taglio del nastro, a funerali e incontri di pura cordialità con omologhi europei come il tycoon della Casa Bianca, lieto di trattare con un signor nessuno e imporre senza colpo ferire la legge del più forte. Lo stato di subordinazione del presidente del consiglio ai due vice, fu plateale al momento del discorso di insediamento, letto come uno speaker dai fogli siglati dal gatto e dalla volpe su bozza del portavoce della presidenza. Il rito del karaoke si è ripetuto ogni volta che a Conte è toccato pronunciarsi su questioni politiche complesse. Le uniche frasi di suo le ha declamate per brevi interventi istituzionali di saluti, ringraziamenti e condoglianze. Poi lamenti, rimostranze, ma sempre sottovoce, con tono dimesso da vittima.
Conte in allarme: “Non reggo la gara 5Stelle-Lega”. Convoca il leghista Giorgetti per dirgli che il binomio dei suoi vice continua a screditarlo. Progetta un vertice bilaterale in tutta segretezza per riferire al sottosegretario della Padania che è insostenibile il braccio di ferro permanente tra i due alleati, che la “rincorsa” Salvini-Di Mio scredita il governo. Gli sgamati della politica commentano “Ma da quale galassia è piovuto sulla Terra? Pensava davvero che gli avessero cucito addosso il ruolo di premier con le sue inesistenti doti di statista? Il povero Conte naviga da mesi su una barca in balia di onde di opposta direzione, spinta da venti antitetici di tramontana e di scirocco. E’ alle prese con conflitti sena esclusione di colpi su ogni punto del famigerato contratto di governo. E’ smarrito.
Caos pensioni d’oro. Di Maio alla Lega: “Non ci fermiamo”. E’ la risposta al Carroccio che dissente, ricorda che il contatto di governo prevede il taglio. La mannaia, secondo l’“Incompiuto” si abbasserebbe sulle pensioni superiori ai 5mila euro netti al mese, anzi ai 4 mila, in base ai contributi, anzi no agli anni di anticipo rispetto alla vecchiaia. La lega rema contro e suggerisce un contributo di solidarietà “temporaneo”.
Più caso di così è la disputa sul reddito di cittadinanza, i migranti, sull’Europa, sull’ipotesi salviniana di dar vita a un’anti Europa con i Paesi a sterzata razzista di destra, sulla nazionalizzazione di aziende come le Autostrade, eccetera eccetera, sulla subordinazione all’America di Trump. Il girotondo dei dilettanti della politica diventa giostra impazzita, che rischia di far volare gli italiani fuori dal cerchio di cavallini di carta pesta e trenini in miniatura che fingono di non avvertire il pericolo di essere proiettai fuori dalla democrazia.
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