ANAS / IL COLLEGIO SINDACALE ACCUSA I BENETTON

Fresche, pesanti accuse lanciate dai membri del collegio sindacale dell’Anas nei confronti di Autostrade per l’Italia, la società che gestisce la più grossa fetta del patrimonio autostradale italiano (con i gruppi Gavio e Toti) ormai a pezzi, ed è controllata dal colosso Atlantia: tutto, of course, fa capo alla famiglia dei “magliari” Benetton.

Ecco alcuni stralci del j’accuse: “la società non risulta aver effettuato negli anni che vanno dal 1997 al 2003 investimenti per 3.391 milioni di euro, ma ciò nonostante ha richiesto e ottenuto l’adeguamento del pedaggi. Inoltre per aver quell’adeguamento la Società si era impegnata ad effettuare nel periodo 2002-2005 investimenti aggiuntivi per 3.468 milioni di euro, di cui appena il 44 per cento effettivamente realizzato”.

Nello stesso documento i sindaci sottolineano che tra il 1998 e il 2002 “Autostrade ha realizzato profitti per 1.763 milioni di euro rispetto ai 581 previsti nel piano finanziario”.

Eugenio Pedrini. In apertura Luciano Benetton e, dietro, Paolo Cirino Pomicino

Calcola il senatore Egidio Pedrini, autore di un’interrogazione parlamentare: “secondo più fonti sarebbero circa 8 miliardi di euro gli impegni di investimento nel tempo che la società ha accumulato negli anni trascorsi e non ha ancora operato; Schemaventotto, la società dei Benetton titolare della partecipazione, a fronte dei 720 milioni di euro sborsati complessivamente per acquistare Autostrade, ha guadagnato dai soli dividendi 1.031 milioni, senza considerare l’aumento di valore attuale della partecipazione, stimato in 4.080 milioni che la Società Benetton ha inserito nel negoziato con gli spagnoli di Abertis, ai quali andrebbero aggiunti, per buon peso, gli utili derivanti da Autogrill e da SPEA, società controllata; la stessa Spea con alta frequenza si vede affidare complesse attività ingegneristiche (progettazioni, direzioni lavori e tecniche, monitoraggi…) direttamente”.

Prosegue Pedrini, che anche a metà anni 2000 ha presentato pesanti interrogazioni che non si sa quale risposta abbiano mai avuto, e riguardanti anche il Ponte Morandi. “La fusione Autostrade-Abertis è avvenuta in una condizione di sostanziale assenza del governo, quindi senza l’avallo di un governo nella pienezza dei suoi poteri, dal momento che si tratta di una società privatizzata che gestisce un’importante concessione stradale; già adesso, ad avviso dell’interrogante, non esiste di fatto un soggetto pubblico in grado di imporsi efficacemente e far rispettare tutte le clausole concessorie ad Autostrade, né tale può ritenersi Anas un controllore affidabile; quando la sede sarà spostata a Madrid e la fusione sarà realmente avvenuta chi sarà più in grado di riequilibrare la situazione? Risultano confermate le riunioni dei due CdA per la ratifica dell’accordo, rispettivamente il 28 in Spagna e il 30 a Roma”.

Pedrini si chiede ancora “quali saranno le iniziative del governo a tutela degli utenti finali, anche in considerazione del fatto che il pedaggio autostradale è né più né meno che un’altra tassa che grava sui contribuenti mentre arricchisce in maniera smisurata monopoli privati che non danno le garanzie che davano perlomeno gli istituti pubblici del passato che destinavano pedaggi e altri utili agli investimenti che oggi arricchiscono i privati a danno di tutti i cittadini, in aperta violazione dell’articolo 19 della Costituzione; se inoltre il governo sia a conoscenza di patti parasociali tra le aziende del gruppo Autostrade e Abertis o, in caso negativo, se intenda attivarsi per la verifica; se eventuali atti parasociali siano stati depositati alla Consob; se esistano altri tipi di accordi tra le società dei due gruppi e questi accordi possano e in quale misura essere rilevanti”.

Luigi de Magistris

Tutto ok alla Tangenziale di Napoli – una controllata del gruppo Autostrade per l’Italia e quindi da Atlantia – sul cui ponte di comando siede da oltre 7 anni (si insediò il 18 marzo 2011) Paolo Cirino Pomicino, fortemente voluto su quella poltrona da Luciano Benetton in persona che ingaggiò una sorta di battaglia personale per poter contare su uno del calibro di ‘O Ministro, capace di saccheggiare – tra fine anni ’80 e inizio ’90 – le casse dello Stato, prima da Presidente della Commissione Bilancio, poi da Ministro della Funzione Pubblica infine da Ministro del Bilancio. Ottimo e abbondante, quindi, per quell’incarico che prevedeva forti tagli alle spese e utili alle stelle.

“Per la Tangenziale di Napoli siamo tranquilli – racconta ‘O Ministro al Corriere del Mezzogiorno – i controlli sono continui e gli interventi sono programmati ed eseguiti nei tempi giusti”.

E pensare che quel pedaggio, arrivato il 1 gennaio 2018 ad 1 euro – è del tutto illegale, come la Voce ha più volte illustrato. Cinque anni fa il sindaco arancione di Napoli Luigi de Magistris fra l’altro cugino di Pomicino – osò chiedere un tavolo di confronto per discutere del pedaggio, non dovuto  perchè l’opera si è già “autopagata” da oltre vent’anni e i napoletani hanno tutto il diritto di percorrerla gratis. “Bisogna aprire un tavolo – azzardò il primo cittadino – Napoli è un caso anomalo e unico in Italia”.

Dopo 5 anni e passa si sono visti i risultati. Quel tavolo non s’è mai aperto. In cambio il ceffone a tutti i cittadini dell’aumento a un euro tondo tondo.

 


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