E’ molto probabile che Sergio Marchionne se ne sia andato portando con sé la natura del male che l’ha ucciso. Di sicuro c’è che un suo amico di sempre ha maledetto, non smentito, l’ostinazione del manager a insultare i polmoni con il fumo delle sigarette e ha lasciato intendere che la morte sia sopravvenuta per un tumore. Oggi le news lo escludono, ma rimane un forte dubbio sul perché sia stato operato a una spalla in Svizzera, quando in Italia lo avrebbe operato il numero uno della chirurgia ortopedica. Importa poco accertare questa verità. Molto di più è lecito condannare con ferma convinzione chi per evidenti motivi ideologici ha commentato con cinismo inqualificabile che il fin di vita di Marchionne era un invenzione per motivare il cambio ai vertici del gruppo.
Provo a procurarmi l’indirizzo di posta elettronica di Papa Francesco, per chiedergli: “Un ultimo caso di pedofilia di massa vede imputato gran parte del clero cileno. Indagati 158 preti, vescovi e laici e il caso completa altre decine di nefandezze simili in tutto il mondo”. La domanda: “Come mai il terremoto, con rare eccezioni, sconvolge solo il mondo dei preti cattolici? E’ un’evidente conseguenza del voto di castità, contrario alla natura umana? Cosa aspetta Bergoglio per cancellare un precetto perfino irrispettoso della volontà di Cristo che ha predicato “Crescete e moltiplicatevi’?”
Litigare per le poltrone è cosa risaputa e i mestieranti della politica coniugano questo verbo con grinta, altrimenti utile a onorare il mandato parlamentare. Nel governo Lega-5Stelle il conflitto si estende alla scelta degli uffici dei sottosegretari, quasi una sfida con lancio del mitico guanto. La contesa vede scannarsi Sibila, 5Stelle, vice di Salvini e Galetti a sua volta pentastellato, per il possesso di una stanza con tanto di blitz del secondo in assenza dall’ufficio del primo. Un clamoroso precedente è del portavoce di Di Maio che ha lamentato l’assegnazione di una stanza mal arredata.
In zona grillina è l’esilarante difesa d’ufficio del grilletto Andrea Mura che in parlamento non si vede mai. Dice il velista, tra una regata e l’altra: il mandato di parlamentare lo svolgo in mare, l’ho detto quando sono stato eletto, a difesa degli oceani”. E non è una fake news. Circolano malumore e censure tra i suoi coinquilini stellati.
Il movimento del comico genovese ha scoperto che la macchina di governo è dotata della retromarcia e dopo il dietrofront sull’uscita dall’euro e dall’Europa, ora Toninelli, ministro dei trasporti, la innesta anche sulle scabrose vicende di Tav e Alitalia. La lotta contro il treno ad alta velocità si è dissolta, anche per subordinazione al volere leghista e i no se ne vanno in soffitta. Clamoroso il passo indietro per l’Alitalia. Dice il ministro: “Non parlo di nazionalizzazione, parlo di interessi italiani. Dobbiamo trovare un investitore che abbia come interesse quello di far volare gli aerei, non altre cose, ossia mettere i soldi per speculare”. Pochi giorni fa lo stesso Toninelli aveva parlato di compagnia di bandiera, in pratica di nazionalizzazione.
Di Barenboim, illustre direttore d’orchestra, ebreo, la dichiarazione esplosiva “Mi vergogno di essere israeliano”, Lo dice a commento dell’approvazione di una legge che sancisce per Israele la qualifica di Stato Nazionale del popolo ebraico: Barenboim la condanna, con la motivazione che gli arabi in Israele diventano cittadini di seconda classe, che la norma configura una forma molto chiara di apartheid. Il famoso direttore d’orchestra è stato il primo a chiedere e ottenere il doppio passaporto di Israele e della Palestina ed è il fondatore della West Eastern Divan Orchestra di giovani musicisti di Israele, Egitto, Giordania, Siria, Libano e appunto Palestina. La legge è stata approvata dal razzista Netanyau e condannata dalla Comunità europea, oltre che dal rispetto universale per i diritti negati.
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