“A Salvì, e datte ’na calmata”

La naia, per giovani sessualmente esuberanti, corrispondeva a castità coatta per la durata del servizio militare e l’esercito provvedeva a zittire i “bollenti spiriti” con la somministrazione di bromuro, in grado di mettere la sordina all’eros. Dosi adeguatamente consistenti di bromuro andrebbero miscelate con il cappuccino della prima colazione del “ce l’ho duro” Salvini, che una ne fa e cento ne pensa per confermarsi zotico despota con alcune rotelle fuori posto. In stato di euforia da potere, il ministro degli interni, che il diavolo se lo porti, si fa scivolare addosso, con alti livelli di cinismo, la strage di migranti che continuano a morire nel cimitero del Mediterraneo. Ma l’ultima castroneria si deve a una gita di fine settimana al mare. Spaparanzato (come diciamo a Napoli) sulla sdraio, un long drink tra le dita e il sapiente massaggio della cervicale di una cinesina, il valpadano ha spremuto come un limone le meningi e ha partorito la strepitosa idea di appioppare (altro verbo napoletano) una multa di settemila euro a chi dà una mano ai vù cumprà con l’acquisto di pareo, costumi e giochi da spiaggia, a chi accetta di farsi tatuare o massaggiare. La trovata da paese delle banane è parte del progetto “spiagge sicure” e la domanda è: “cosa c’è di pericoloso nel variopinto mondo dei ragazzi che si procurano di che mangiare con la vendita ombrellone-ombrellone?”

Il frenetico ministro degli interni prevede altre sanzioni per chi ospita questi venditori ambulanti, ma la scure di Salvini si abbatte con maggiore virulenza sui vu cumprà. Per loro, l’infrazione prevede multe da 2.582 a 15.493 euro e la confisca di attrezzature e merce. E’ inevitabile un commento: l’impedimento a “campare” (di nuovo un’espressione napoletana) con il “commercio” spicciolo, aumenterà il rischio di reati contro il patrimonio di quanti saranno privati dell’unico mezzo di sostentamento. E la sicurezza dov’è finita?

Rimanendo in tema. A bordo delle navi Astral e Open Arms, della ong spagnola Proactiva, viaggiano gli eurodeputati spagnoli Miguel Urba’n di Podemos, Javier Lo’pez del Psoe, Ana Miranda del Bloque Nacionalista Gallego e l’italiana Eleonora Forenza di Rifondazione Comunista. L’eurodeputata italiana: “Da quando c’è Salvini, sono aumentati i morti in mare. Il mancato soccorso è un reato grave, oltre che un atto disumano, le persone a bordo ci urlavano ‘No Libia’. A differenza di Salvini, le persone che erano su quel barcone sapevano che la Libia è spesso detenzione, tortura, stupro”.

Il compare d’anello matrimoniale di Salvini, al secolo l’imberbe Di Maio, si mette alla pari, in scia all’anatema del comico genovese che reclama la privatizzazione di due reti Rai e il paradosso della sopravvivenza di una terza, ma senza pubblicità. Il vice primo ministro grillino tifa per una versione italiana del network privato Netflix a pagamento, che distribuisce film, serie tv e programmi di intrattenimento. Per il momento il costo medio dell’abbonamento è di centoventi euro all’anno, trenta in più del canone Rai che oltre a film, serie tv e di intrattenimento, produce informazione nazionale e regionale, programmi di valorizzazione ambientale dell’Italia, format culturali, di approfondimento. Di Maio sorvola sul dato che negli Stati Uniti, patria del Netflix, il sistema televisivo multiplo, garante di confronto a più voci, è in crisi profonda. Il proclama “via le mani della politica dalla Rai” sembra strumentale, teso a mettere le mani dei 5Stelle su una prossima Netflix italiana, con la benedizione di Grillo e Casaleggio.


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