Un anno fa bruciava il Vesuvio, a fuoco decine e decine di ettari boschivi, andava perduto un patrimonio secolare. A tutto vantaggio degli speculatori d’ogni razza che – con regolarità svizzera – si rimboccano le maniche per realizzare e progettare affari, presenti e futuri.
Su svariati fronti: la possibilità di sversare e bruciare impunemente valanghe di rifiuti tossici e super tossici, di speculare sui fondi per gli spegnimenti, di liberare aree che potranno essere poi utili per altre destinazioni. Di tutto e di più nel ‘paniere’ della criminalità organizzata e degli ideatori di emergenze e catastrofi.
Immaginate che quest’anno la situazione sia migliorata? Che qualche efficace provvedimento sia stato adottato? Macchè. Peggio di peggio. Ossia, non solo quanto distrutto non è neanche lontamentente in fase di ripresa, ma scarichi abusivi e nuovi incendi proseguono agli stessi ritmi.
E addirittura negli stessi luoghi. Ai confini della realtà. E alla faccia di tutte le leggi e le normative.
Dettaglia un fresco reportage del Corriere del Mezzogiorno, costola partenopea del Corriere della Sera: “Ciò che mette a dura prova i nervi di chi abita nelle villette costruite negli anni ’80 lungo le falde del Vesuvio, sono i continui sversamenti tossici a cielo aperto di rifiuti di ogni genere, gli stessi che sono finiti bruciati nei roghi di luglio. Un anno dopo il Vesuvio è ancora una discarica a cielo aperto. Ma la situazione è addirittura peggiorata con il passare del tempo in parecchi punti ispezionati”.
Eppure la Regione Campania suona le trombe: “sono stati stanziati 30 milioni di euro, 5 mila addetti, 30 mezzi pronti a entrare in azione”.
E allora? Tutto a posto e niente in ordine? Che fine hanno fatto quelle risorse, quei piani e quegli uomini? Un arcano.
Restano regolarmente al loro posto le tonnellate di rifiuti della specie più varia: bidoni di tutte le fogge, scarti di piccole industrie tessili, rifiuti industriali, gomme e pneumatici a iosa. Un anno fa, da quei roghi, si sprigionarono quantità industriali di diossina, tanto per avvelenare meglio la salute dei cittadini in modo diretto e indirettamente inquinando i terreni dove venivano ospitate le rigogliose colture.
Secondo alcuni volontari che lavorano per associazioni ambientaliste, il totale dei rifiuti è aumentato in modo molto sensibile: alle quanità cioè non smaltite della scorsa estate si sono unite le quelle nuove, gigantesche di queste ultime settimane. Una vera apocalisse.
La Regione, di tutto ciò, a parte i proclami ufficiali, se ne frega.
Ma intanto si è appena insediato, sulla poltrona di ministro dell’Ambiente, uno che di roghi super tossici e di ecomafie se ne intende: l’ex generale della Forestale Sergio Costa, scelto dai 5 Stelle per quello strategico incarico.
Prenderà subito in mano la situazione? Comincerà una buona volta la lotta di ‘Liberazione’ per quelle aree devastate da tumori in crescita esponenziale e da affari per camorra & colletti bianchi lievitati in modo altrettanto esponenziale?
In alto il generale Sergio Costa
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