Unipol tra due fuochi. Sta razziando sul mercato azioni della Banca Popolare dell’Emilia Romagna – BPER per i fans – per arrivare ad un fatidico 20 per cento. Ma intanto attende con ansia notizie dalla procura di Torino sul rinvio a giudizio del suo numero uno, Carlo Cimbri, per il bollente affare Fondiaria SAI.
Procediamo con ordine e partiamo dalle news. Ora Unipol, dopo gli ultimi acquisti, ha raggiunto quota 15 per cento nell’azionariato dello strategico istituto di credito emiliano-romagnolo. Punta in breve al 20 per cento. Intanto, attende che Bper porti avanti il piano di ripulitura delle sue ‘sofferenze’, i crediti incagliati, per circa 3 miliardi di euro.
Nel frattempo Unipol ha fatto in modo che la sua controllata in campo creditizio, Unipol Banca, abbia effettuato lo stesso tipo di pulizia, così da porsi sul mercato come possibile pedina di scambio. E quale scenario più credibile di una Unipol Banca che finisca in pancia alla stessa Bper?
Va ricordato che Bper una dozzina d’anni fa fu protagonista di una rocambolesca vicenda sia bancaria che giudiziaria: aveva infatti iniziato una serie di operazioni per inglobare piccoli istituti di credito. Uno di questi era la Banca Popolare dell’Irpinia, l’istituto molto legato ai vecchi ras della DC, da Ciriaco De Mita a Nicola Mancino: scrigno di non pochi misteri. Ne nacque una strana storia di cartolarizzazioni, finita sotto i riflettori della magistratura: e la toga che aveva avviato le indagini era nientemeno che Luigi de Magistris, oggi sindaco di Napoli.
Non si è mai saputo l’esito di quella bollente inchiesta, anche per i nomi di grido dei protagonisti in campo. E i grossi interessi coinvolti.
Nel frattempo Bper ha continuano a marciare con il vento in poppa, è partito il corteggiamento con Unipol, che ora sta sfociando in un solido fidanzamento. In vista delle nozze.
Ma ecco un fulmine che potrebbe a breve scompaginare la scena.
Alla procura di Torino, infatti, da oltre due anni bolle in pentola un’inchiesta da novanta di cui la Voce ha più volte scritto (potete leggere i link in basso). Si tratta della tribolatissima acquisizione di una perla delle assicurazioni, il gruppo SAI-Fondiaria, storico presidio della famiglia Ligresti.
Quell’acquisto – in piazza Affari – puzzò subito di bruciato: nonostante facessero capolino sponsor eccellenti, per tutti Mediobanca. Ma la trattativa e le procedure seguite per le quotazioni in piazza Affari hanno sollevato non pochi dubbi: a cominciare, secondo le ipotesi investigative, dalle turbative di mercato, con i risparmiatori al solito fregati.
Il pm della procura di Torino, Marco Gianoglio, due anni fa ha ordinato una perizia a due ‘superconsulenti’, i quali da un paio di mesi l’hanno finalmente consegnata. Adesso la patata bollente è nelle mani di Gianoglio. Il quale assicura: “A luglio ci sarà la decisione”.
Sarà archiviazione? Oppure, come radio tribunale assicura, ci sarà la richiesta di rinvio a giudizio? Staremo presto a vedere.
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