Caltagirone lascia Napoli. L’ultima scoperta è arrivata sbirciando in anteprima le pagine della pubblicità sul Messaggero, curata dalla stessa società, Piemme.
E’ così che il 19 pomeriggio un redattore del Mattino legge un annuncio da mezza pagina che uscirà il giorno dopo sul quotidiano romano, edito dallo stesso gruppo Caltagirone: la storica sede di via Chiatamone 64, dove da 56 anni si trova la sede del principale quotidiano non solo di Napoli ma di tutto il Mezzogiorno, è in vendita.
Subito viene convocata un’assemblea di redazione. Ma i vertici amministrativi negano la ‘Sala Siani‘, dove si sono sempre tenute. E sono così costretti ad arrangiarsi nei locali ormai dismessi della vecchia tipografia, come dei clandestini.
L’atmosfera è rovente perchè è ormai chiaro a tutti che i padroni del vapore, Francesco e Azzurra Caltagirone, hanno deciso di mollare.
La redazione verrà presto costretta a far fagotto per trasferirsi in una sede di gran lunga più piccola: non un intero palazzo nel centro storico come fino ad oggi, ma alcune stanze nella Torre Francesco al Centro Direzionale di Napoli. Dove i ras del cemento non dovranno sganciare neanche un euro per il fitto, visto che ne sono i proprietari.
Poco spazio per un minor numero di redattori, tenuto conto che il piano-tagli previsto è drastico.
Commenta un redattore: “E’ da mesi che ormai la situazione è ingestibile e non sappiamo più che pesci pigliare. La proprietà se ne frega, vuole fare di noi nella migliore delle ipotesi una costoletta del Messaggero, senza più alcuna idenità. Un quotidiano da 15-20 mila copie, quando ne vendevamo anche non troppo tempo fa più di 100 mila e nei tempi d’oro 200 mila. E tutto passa sotto silenzio: la politica se ne frega, il presidente della giunta regionale De Luca e il sindaco di Napoli de Magistris non hanno detto una parola. I sindacati se ne fregano. Del resto è passato del tutto sotto silenzio il cambio di direttore del giornale”.
A inizio giugno, infatti, c’è stato il cambio della guardia in via Chiatamone (lo potremo dire ancora per poco). Al posto di Alessandro Barbano è subentrato il vice già da alcuni anni, Federico Monga. Si parla di motivi prettamente politici: sgradita, a quel punto, la linea Barbano, renzian-berlusconiana e quindi poco compatibile con il nuovo esecutivo gialloverde. Indigesta poi, per Barbano, la prevedibile drastica perdita di qualità del prodotto giornalistico, visti tutti i tagli e le cure dimagranti.
L’unico segnale di presenza politica del sindaco Luigi de Magistris, nel frangente, è stata la visita in redazione del 19 giugno, per salutare il neo direttore Monga. Intanto i redattori hanno dichiarato uno sciopero di due giorni.
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