Mancavano undici anni alla fine del milleottocento e il mondo della produzione era saldamente nelle mani di padroni per nulla disposti a riconoscere i diritti dei lavoratori, costretti a turni fino a sedici ore al giorno. Tre anni prima, a Chicago, il primo imponente sciopero generale e la repressione violenta della polizia, al servizio degli imprenditori. Undici i morti. Era il primo maggio. A Parigi, tre anni più tardi, nel 1889, la proclamazione di questo giorno di lotta, divenuto Festa dei Lavoratori in molti Paesi del mondo: a Cuba, in Turchia, Brasile, Cina, Russia e in Europa. Non negli Stati Uniti dove si celebra il primo lunedì di Settembre.
Google, questa mattina propone il suo logo con l’immagine significativa allegata a questa nota. Su internet, a cura di Filomena Fotia il primo maggio visto da personaggi e istituzioni. Accanto qualche riga personale di commento.
“Ogni individuo ha diritto al lavoro alla libera scelta dell’impiego, a giuste e soddisfacenti condizioni di lavoro e alla protezione contro la disoccupazione” (Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, 1948). E’ quanto afferma la Costituzione Italiana, evidentemente disattesa. Non ha senso per chi perde o non ha mai trovato lavoro. Non ha soprattutto corrispondenza con la legittima richiesta dei giovani di accedervi. Al Sud riguarda quasi uno di loro su due.
Scegli il lavoro che ami e non lavorerai in tutta la tua vita (Confucio). Gennaro Esposito, Napoli, anni trentotto, disoccupato sostenuto dal vecchio genitore pensionato: “Scegliere? Utopia dell’impossibile”.
La cosa più importante di tutta la vita è la scelta di un lavoro ed è affidata al caso.(Blaise Pascal). Appunto
Non devono esserci poveri e non c’è peggiore povertà di quella che non ci permette di guadagnarci il pane, che ci priva della dignità del lavoro. Non lo ha detto Carlo Marx, ma papa Francesco.
Io credo nel popolo italiano. E’ un popolo generoso, laborioso, non chiede che lavoro, una casa e di poter curare la salute dei suoi cari. Non chiede quindi il paradiso in terra. Chiede quello che dovrebbe avere ogni popolo. (Sandro Pertini). Ovvero il tema della casualità della nascita. Se nasci in Ruanda il pensiero di Pertini è preziosa, ma pura teoria. Se vivi in un attico di Manhattan con un padre milionario, il messaggio del presidente Pertini si trasforma in automatico in predestinazione.
Il lavoro non mi piace – non piace a nessuno – ma mi piace quello che c’è nel lavoro: la possibilità di trovare se stessi. (Joseph Conrad). Com’è vario il mondo. Personalmente il lavoro mi piace…il mio lavoro. E mi stupisce che mi sia stato anche ben pagato. La pensa così un minatore che fatica sottoterra e rischia la vita?
L’Italia è una Repubblica fondata sullo stage (Beppe Severgnini). Cinque anni le elementari, tre le medie, cinque le superiori, uguale tredici anni sui banchi. Tre, quattro, cinque anni le lauree, anni di specializzazione, master e appunto stage. Lavoro zero, emigrazione.
Fare il ministro del lavoro in un Paese dove il lavoro non c’è, è come fare il bidello di una scuola a Ferragosto. (Maurizio Crozza). O come tirare su l’acqua da un lago con un secchio senza fondo.
Ci sono due categorie di persone fortunate: quelle che hanno trovato il proprio lavoro e quelle che non hanno bisogno di trovarne uno (Giovanni Soriano). Ce n’è una terza, quella derelitta di chi il lavoro non lo trova.
Anche questa è l’Italia, Paese orgoglioso di una nobile Costituzione, ma largamente disattesa
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