Regione Campania sempre in prima fila perchè se ne frega di rispettare regole e norme sul fronte di merito, curriculum, valore professionale nel designare i nomi che vanno ad occupare delicati ruoli di controllo circa l’operato della pubblica amministrazione.
E’ successo più volte, in modo clamoroso, per la nomina del Difensore civico, una vicenda che si trascina da sei anni e sulla quale è ora attesa la quarta, definitiva sentenza del Consiglio di Stato, dopo l’udienza del 29 marzo. Accade adesso con la fresca designazione del Garante per i Diritti dell’Infanzia e dell’Adolescenza, dove non è stata effettuata alcuna comparazione tra i curricula, come invece prevede espressamente la legge.
Partiamo da quest’ultima vicenda, che ha visto la nomina del casertano Giuseppe Scialla, il quale ha ottenuto 22 voti su 40 in consiglio regionale.
Già un giallo la precedente scelta, che a settembre 2017 era caduta su Anna Bifulco, legatissima al governatore della Campania Vincenzo De Luca. Bifulco – viene scritto nel verbale consiliare – ha poi rinunciato all’incarico. Precisa meglio i contorni della vicenda la capogruppo 5 Stelle a palazzo Santa Lucia, Valeria Ciarambino: “solo da notizie di stampa abbiamo appreso che il Garante per l’Infanzia Bifulco non si è dimesso, non ha rifiutato l’incarico ma non aveva i requisiti per farlo. Alla richiesta del certificato di laurea, lei rispondeva con una non accettazione dell’incarico”.
E’ la piaga ormai consueta, non solo in Campania, per queste nomine di Garanti nati – purtroppo solo sulla carta – a tutela dei cittadini nei confronti di prevaricazioni e abusi della pubblica amministrazione. Clamoroso il caso della Lombardia, dove l’ex governatore Roberto Maroni ha sovrinteso pochi mesi fa alla nomina del nuovo Difensore civico, tale Carlo Lio, che nel suo pedigree non ha presentato altro che una “licenzia media” (letterale dal curriculum): altro che laurea…
Torniamo al fresco nominato Garante per l’infanzia, Scialla, “psicologo e psicoterapeuta” senza la documentata esperienza quinquennale richiesta nella tutela dei diritti. Ben più fitto il pedigree politico: un lungo cammino, all’insegna del più perfetto trasformismo. Nasce benedetto dalla stella di Clemente Mastella, sotto i cui auspici avvia un’esperienza al ministero dell’Ambiente (forse per “parlare alle piante”) che gli vale poi la successiva nomina, nel 2006, al vertice del Parco del Matese.
Dove subito chiama al suo fianco Sandra Lonardo, cugina della consorte “Sandrina”, e Antonio Mastella, suo cugino diretto. Tanto per non dar nell’occhio.
Variegato l’iter successivo. Dopo l’Udeur mastelliano, strizza l’occhiolino a Forza Italia, quindi scivola verso i lidi del presidente della Provincia di Caserta Sandro De Franciscis. Infine, dopo tanto girovagare, ecco le sponde Pd, e l’approccio ai lidi deluchiani: ottimi e abbondanti per ottenere cariche a Santa Lucia, come la storia del Garante per l’Infanzia dimostra.
Nel pedigree accademico, invece, fanno capolino esperienze al secondo ateneo napoletano, a quello sannita, fino a quello capitolino targato “San Pio V”: l’università che si sgonfiò come un palloncino – con crollo delle iscrizioni – dopo un servizio di Report che documentava lauree facili e fondi altrettanto facili (a quanto pare, 1.500 per ogni studente iscritto).
Commenta un funzionario della Regione: “Anche questa volta, con il Garante per l’Infanzia, non è stato minimamente rispettato il criterio del merito, della competenza, delle esperienze maturate nel settore. E soprattutto non è stata effettuata alcuna comparazione tra i curricula. I 23 candidati che hanno presentato la domanda regolare sono stati ammessi al voto del consiglio che, al solito, ha deciso con una valutazione unicamente politica”.
Perchè per i politici campani in questi casi si tratta di nomina “latamente politica”, come hanno sostenuto infondatamente a chiare lettere sia l’Avvocatura regionale che la commissione Affari istituzionali per difendere l’indifendibile nomina di Francesco Eriberto D’Ippolito, avvenuta l’8 febbraio 2018, come Difensore civico regionale.
A proposito del Garante per l’infanzia viene ancora aggiunto: “la votazione, poi, avrebbe dovuto portare ad una elezione con i due terzi, come previsto dalle norme: e invece sono bastati poco più della metà dei voti. Inoltre, il prescelto deve dimostrare ancora di avere una esperienza nel settore almeno quinquennale, circostanza a quanto pare non dimostrata”.
Sulla nomina e sulla querelle che dura ormai da sei anni per il Difensore civico adesso si aspetta solo la nuova è definitiva sentenza del Consiglio di Stato. Una sentenza che non dovrebbe riservare sorprese post pasquali: visto che già per tre volte (sentenza 807/2015; sentenza 4718/2016; sentenza 5834/2017) lo stesso Consiglio di Stato si è pronunciato con estrema chiarezza, per procedere secondo i giudicati intervenuti. E’ indiscusso che il rispetto della procedura impone la nomina a favore del candidato Giuseppe Fortunato. Si attende quindi o l’insediamento diretto oppure un commissario ad acta che possa provvedere a quell’insediamento.
A proposito di Difensore civico campano, c’è una novità. Nell’ultima assemblea consiliare è stata ampliata la sfera di competenze dello stesso Difensore Civico anche alle materie di carattere sanitario e socio-sanitario. Per l’espletamento delle sue funzioni, infatti, si potrà valere dell’ausilio degli ispettori addetti al servizio sanitario: in base alle segnalazioni degli utenti circa disservizi e malfunzionamenti, potranno essere decise visite ispettive ad hoc. Un settore delicato: quindi per i politici campani meglio contare su vertici e ‘controllori’ non troppo rigorosi…
Ancora una volta, la vicenda del Difensore civico regionale pone a confronto due visioni del tutto antitetiche nella gestione della ‘cosa’ pubblica: si tratta di difendere i cittadini dagli abusi della pubblica amministrazione e quindi della politica, oppure di difendere la stessa politica che vuol conservare a tutti i costi poltrone & privilegi, lottizzando clientelarmente a tutto scapito dei cittadini?
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