Se questa è la politica…

“Che confusione. Era l’incipit di una canzone dei “Ricchi e poveri”, ma calza a pennello alla baraonda che la classe politica italiana ha saputo progettare con una legge elettorale frutto di litigi, idee balsane, veti contrapposti, dispetti da bambini viziati, incompetenza, interessi occulti, giochi delle tre carte, boicottaggi. L’esito è sotto gli occhi di tutti e a dirla tutta provoca nausea da vomito agli italiani ancora fiduciosi nella formula ideologica della democrazia partecipata. “Comando io” è l’espressione ricorrente del dopo voto e vi fanno ricorso vincitori e veri e presunti. Lo afferma, perentorio, l’incredibile e, insipiente Di Maio, che in un Paese normale potrebbe aspirare al massimo al ruolo di imbonitore televisivo per i materassi Fabricatore. Il ragazzo arranca e se stamattina dialoga con Salvini, nel pomeriggio cinguetta con Berlusconi, a sera con Martina, allo scoccar delle ore piccole notturne con la Meloni. L’esito è un prolungato, deleterio stand by che alla salute dell’Italia fa molto male. Il leghista, appena desto dopo una nottata di autocompiacimento allo specchio, proclama “Io a palazzo Chigi” e gli arriva chiaro e forte un flusso di pernacchie. I più temerari tra i suoi antagonisti provano a inchiodarlo alla verità incontrovertibile “ma vincitore di che con il tuo 16/17 percento? L’unico knock out arrivato a segno ha messo al tappeto Berlusconi, con metodi a dir poco discutibili. Rivela la Repubblica che la sua Lega ha schedato decine di migliaia di elettori, mettendo mano ai profili di facebook, nonché alla lista dei loro amici, agli indirizzi di posta elettronica. E’da accertare la natura dei rapporti con i manager di Cambridge Analytica, agenzia britannica che ha ricavato da Facebook anche l’identikit di elettori italiani. Salvini, ovvio, smentisce. A un mese dalle elezioni la Lega (“Noi con Salvini”) indice un singolare concorso. Le norme: iscriversi a Facebook, sito “salvinipremierit” con tanto di dati personali e indirizzo email. Vincono i più lesti a mettere “like” al “salvini premier”. In palio, ufficialmente, la citazione su social e settimanali, un video del vincitore che prende un caffè con il Matteo. Si capisce cosa nascondono i due meccanismi di consenso elettorale. Se dal profilo di X,Y si intuisce che è xenofobo, un invito a votare Salvini è facile che faccia presa.

Detto del leghista, si liquidano in due parole le velleità del rimanente centro destra. Al funereo ex cavaliere, che parla a stento per il silicone iniettato a profusione nel volto tumefatto, concedono credito solo Vespa e Brunetta. La Meloni (5%) continua a twittare giuliva con Casa Pound e Forza Nuova, il Pd è immerso globalmente nel pantano delle contrapposizioni acidule tra fazioni e vaga su lunghezze d’onda di divergenze parallele: aventino, chiede una quota del partito, non possiamo tirarci fuori dalla contrattazione replica un altro segmento dem.

Gli italiani non avvezzi alla lingua “forte” del vaffa…non vanno oltre la conferma del pollice verso, senza alcuna esclusione. Non risparmiano nessuno, da Liberi e Uguali a Fratelli d’Italia.

Camera e Senato, primo round per l’elezione dei rispettivi presidenti con previsto nulla di fatto. Fedeli allo stallo hanno deciso di votare scheda bianca Movimento 5Stelle, Pd, Forza Italia, Lega.

A Gubbio, un nababbo dell’Umbria fertile, ha donato alla figlia un fantastico convento liberato dai frati e trasformato in albergo per Vip. Proposta: proporlo per un seminario aperto a tutti i partiti, onde meditare, pentirsi, recitare le preghiere della punizione inflitta dopo la confessione dei molti peccati, progettare il futuro prossimo e di lunga durata del Paese. Tassativo, sarebbe il divieto di lasciare il convento prima di aver concluso un proficuo lavoro collegiale.

Il Fazio ilare, giocondo, sorriso permanent, coincide con il rinnovo del contratto Rai, fuori schema se visto a fronte di molti altri ridimensionati. Mister “Che fuori tempo che fa” riceve un compenso annuale di tre milioni di euro, all’incirca sei miliardi di lire (certo la lira non esiste più, ma vale ancora come riferimento per capire di che si parla). Per di più il programma è prodotto da una società di cui Fazio è socio “fondatore”. Si capisce, dovrebbe essere triste? Eh no, sorrisi e perché no, risate intorno al tavolo degli ospiti che contribuiscono al clima di allegria generale, sotto la direzione del conduttore. Non c’è puntata che non ospiti comici. La Littizzetto con il suo spregiudicato humor e il Frassica formato Arbore, non sono a caso perni fissi di “Che tempo che fa”. Tre milioni di euro all’anno? Time out, fermi tutti. Il grillino Fico, autorevole esponente dei vertici Rai, ha fatto lo sciopero della fame, ha mobilitato masse di “cittadini”, si è forse dimesso? Anche lui nel convento di Gubbio e di corsa.


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