Caro Trump…firmato Kim Jong-un

Sono di attualità le fake news e responsabili sono i media che le diffondono.

Quotidiani, periodici, giornali radio e Tg, libri, e ogni altro strumento di comunicazione esercitano il loro smisurato potere di coercizione in totale subordinazione ai mandanti, editori impuri che usano l’informazione come braccio armato della persuasione al servizio di interessi economici e politici. Per esempio: Kim Jong-un è davvero un pericoloso attentatore della pace mondiale?

Il tema del giorno è l’ipotesi di non belligeranza che sembra indurre a miti consigli il presidente nord coreano e il tycoon americano Trump. Il primo è stato oggetto della satira occidentale che lo ha dipinto come un soggetto da manicomio, un pupazzo da farsa, un pericoloso killer nucleare intento come un bambino incosciente a giocare con il fuoco. Di contro il guerrafondaio Trump è apparso paladino e garante della sicurezza mondiale. Il mondo ha guardato con terrore alle pericolose schermaglie tra i due: lanci di missili nucleari a ripetizione di Kim Jong, dispiegamento di navi da guerra nella acque antistanti la Corea del Nord sancito dal numero uno Usa. I pacifisti si sono chiesti “perché a mezzo mondo è concesso di riempire gli arsenali di armi nucleari e perché sarebbe vietato a Kim Jong?”

Di perché in perché. Gli Stati Uniti, senza uno straccio di legittimazione condivisibile, sono quelli che hanno sganciato bombe atomiche sul Giappone e, in nome di alleanze (soggiogazioni) post belliche del 1945, hanno ottenuto di installare depositi di ordigni nucleari in mezzo mondo, Italia inclusa. L’America ha aggredito il Vietnam, ha inventato il possesso di armi chimiche di Saddam Hussein per invadere l’Iraq, nonostante l’esito negativo dell’indagine condotta dagli inviati dell’ONU. Washington è solidale con tutti i Paesi amici nuclearizzati, ma mobilita il mondo intero per boicottare l’Iran se prova ad dotarsi di armi di distruzione di massa.
Arrivato ai ferri corti il braccio di ferro Kim Jong-un/Trump, il mondo assiste a un colpo di scena inaspettato del leader asiatico, che stupisce anche i suoi detrattori. Un team di atleti nordcoreani vola nella Corea del Sud per partecipare ai Giochi Olimpici invernali e le due delegazioni sfilano a braccetto. Poi interviene la decisione di discutere la denuclearizzione e l’annuncio di un incontro ravvicinato tra i due leader.

Tutto qui il mostro Kim Jong, il pazzo a cui mozzare la testa? Gli analisti di parte sostengono che l’ipotesi di riappacificazione nasca dalla paura di Kim Jong-un per la potenza armata degli Usa. Qualunque sia la tesi giusta, si conferma l’idea che il presidente della Corea del Nord sia tutt’altro che un bambino viziato intento a giocare con missili e uranio e meno che mai solo al comando. E’ l’intraprendenza diplomatica della bellissima sorella a tessere la trama della distensione con gli Usa, anzi con il mondo: una lettera di invito al confronto è partita dalla capitale nordcoreana per Washington.

Sull’altra sponda, Trump perfeziona l’idea di autarchia economica con l’annuncio di dazi del 25% sull’acciaio importato e il 10% sull’alluminio. A contestare la scelta protezionista è mezzo mondo perché la stretta fiscale potrebbe estendersi ad altri generi di consumo. E’ allerta la Cina che esporta negli Usa informatica e giocattoli. Reagisce l’Europa e minaccia di tassare prodotti americani cult, come i jeans della Levi’s e le moto Harley Danvidson. Mario Draghi, presidente della Bce: “Azioni unilaterali sul commercio estero, come la mossa sui dazi degli Stati Uniti, sono pericolose. Se metti tariffe contro i tuoi alleati, ci si chiede `chi sono i nemici?” Reagisce Pechino e minaccia di ritorsioni sui prodotti importati dagli Stati Uniti.

Sull’altro fronte, ovvio, Trump non prende in considerazione l’ipotesi che il mondo possa bloccare la diffusione capillare della Coca-Cola, potente multinazionale di settore e veicolo e straordinario di promozione dell’americanismo.

Avviso agli internauti e in via diretta ai consumatori seriali di Coca-Cola, ai suoi schiavi indotti a dipendenza a ogni latitudine del pianeta (tra i componenti anche foglie di cocaina nella formula inventata da un farmacista). Per più decenni boom di vendite dal polo nord al polo sud, dalla Siberia al Sahara e chissà perfino in orbita, nelle astronavi con obiettivo Marte.

Con la mediazione di Google Chrome, Internert explorer, Mozilla Firefox, cercate la voce “danni da Coca-Cola” e buona lettura. Sarà quel che sarà, ma è certo che il consumo della bevanda in questione è in vertiginoso calo, specialmente negli Stati Uniti, piazza leader nei consumi. Arrendersi all’evidenza? Non sia detto. La Coca-Cola inventa una variante e la partorisce sperimentalmente il Giappone. Nasce la Coca-Cola alcolica. Si salvi chi può.


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