Davvero piacevole e intelligente il programma di Gramellini, terza rete Rai. Affidata a Geppy Cucciari l’incombenza di divertire giocando con le parole, il risultato dell’ultima puntata è stato esilarante: cartelli stradali e targhe toponomastiche di alcune città, davvero comiche, hanno probabilmente ispirato l’autore anonimo di una ricerca sui luoghi “di perdizione” del passato, case chiuse e quartieri a luci rosse. E non ad Amsterdam, dove la vendita del sesso è cosa senza veli da tempo, meta di pellegrinaggi all’insegna dell’eros da tutto il mondo. La ricerca a cui facciamo riferimento è made in Italy.
For example: A Venezia uno dei cento ponti è noto, con tanto di targa, come “Ponte delle Tette”. Mai nome si è accordato così bene con il rito puttanesco delle prostitute che si sporgevano dalle finestre a seno nudo per adescare i clienti. Firenze, Piazza della Passera, luogo di bordelli frequentati, così raccontano gli storici, perfino da Cosimo dei Medici. Torino, via dei Bordelli; Milano, Brera, centro operativo di Wanda la bolognese, ovvero della maitresse più longeva d’Italia. A Roma, la patria delle puttane era a in Borgo Pio (!), intero quartiere a luci rosse a poca distanza dal Vaticano.
Bisogna capirli. Non assolverli. Il misfatto va punito e reso di pubblico dominio per scongiurare che faccia nuove vittime, ma considerato che nessuno è senza peccato e non può scagliare la prima pietra, è da auspicare un’adeguata condanna, ovvio, ma anche il perdono, del tutto virtuale per la signora, o signorina Franca Di Martino, direttrice dell’Ufficio postale di Palazzo Adriano, non distante da Termini Imerese. Il caso in questione richiama, non senza legittimo stupore, un caposaldo dell’autopromozione partorita dalle Poste Banking, ovvero “affidateci i vostri soldi…da noi sono al sicuro” Peccato che di tanto in tanto la cronaca racconti di impiegati infedeli che si appropriano dei risparmi depositati dai clienti. Ufficio Postale di Palazzo Adriano: la direttrice, alacre e gentile promotrice di induzioni al risparmio e agli investimenti, metteva le mani nei conti correnti di alcuni clienti e sottraeva somme più o meno consistenti. In un anno 124mila euro. Appropriazione indebita è l’accusa del tribunale di Termini Imerese. Il perché del cenno alla commiserazione? E’ motivata dal parallelo con il cassiere di banca che da, mane a sera, vede passare sotto il suo naso milioni di euro e “pilucca” qua e là nei conti dei correntisti. Da condannare anche lui, certo. L’attenuante, così solo per sorriderci sopra? “L’occasione fa l’uomo ladro”. Sorridono poco i truffati. Se è vero che la denuncia di una donna circuita dalla direttrice ha permesso di scoprire i prelievi illeciti, è pur vero che le Poste hanno operato con sanzioni disciplinari interne, ma non hanno risarcito del danno subito i clienti. Ovvero, oltre il danno la beffa.
I famosi “Levis”, adorati jeans. Gli americani che li producono e li diffondono in tutto il mondo, cedono alle lusinghe della tecnologia e decidono di sostituire entro il 2020 gli operai con il Laser in una fase cruciale della lavorazione. La dimensione della Levi Strauss, stupisce chi pensa alle fabbriche italiane di pantaloni. Il colosso Usa produce circa 150 milioni di jeans all’anno.
Laser e robot: gli analisti di settore calcolano che nel fatidico 2020 saranno cinque milioni i robot al posto di operai e tecnici. Dietro c’è anche il calcolo cinico dell’impresa. I robot costano la metà, non fanno le ferie, non hanno sindacati, non vanno in malattia o in maternità e se c’è la finale del campionato mondiale di calcio non si assentano grazie a compiacenti certificati medici.
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