Dal tribunale di Bolzano parte la diffida al direttore del laboratorio di Colonia perchè vengano consegnati, in tempi brevi e nelle modalità previste, i campioni di urine del marciatore altoatesino Alex Schwazer.
Una sceneggiata, quella relativa alla consegna, che si sta infatti protraendo da troppi mesi. E cioè da quando è partita la rogatoria internazionale proprio da Bolzano e inviata al tribunale di Colonia: che con calma l’ha esaminta e poi ha intimato al laboratorio accreditato dalla Wada (l’organizzazione internazionale antidoping) di consegnare 9 millilitri del campione A e 6 millilitri del campione B, dosi sufficienti per poter effettuare la decisiva prova del Dna. Test finalizzato a verificare se e in che modo quelle urine sono state alterate: l’operazione si dovrà svolgere nei laboratori del Ris di Parma, i più attrezzati a livello nazionale.
L’unico modo per far luce su quella combine, messa in piedi per non far partecipare il nostro campione alle Olimpiadi di Rio e delegittimarlo di fronte all’opinione pubblica, anche nel tentativo di neutralizzare le esplosive dichiarazioni rilasciate dallo stesso Schwazer davanti ai giudici di Bolzano, verbalizzazioni che puntavano i riflettori sia sulla Wada che sulla potente Iaaf, la Federazione internazionale di atletica, in merito alle loro responsabilità in tema di doping & affari sportivi.
Per poter arrivare ad un punto fermo, quindi, il gip di Bolzano Walter Pellino ha diffidato il laboratorio di Colonia, che ha cercato in tutti i modi di non ottemperare all’ordine contenuto nella rogatoria. Cercando anche di sollevare una cortina fumogena: il centro tedesco, infatti, ha sostenuto che le istruzioni circa la consegna non erano chiare. Una evidente manovra dilatoria, visto che quelle modalità erano state spiegate con estrema chiarezza nella rogatoria stessa, sia sotto il profilo delle quantità che delle modalità di prelievo e di trasporto.
Ma c’è una precisa spiegazione a quel comportamento omissivo: esattamente un anno fa, tra gennaio e febbraio 2017, c’è stato un fitto scambio di messaggi via mail tra Iaaf, Wada e lo stesso laboratorio, in cui a quest’ultimo venivano dati precisi imput e ‘consigli’ circa il trattamento di quelle provette. A riprova della combine e del fatto che ai Palazzi del potere sportivo la verità sul giallo Schwazer risulta estremamente indigesta.
Il gip Pellino, inoltre, ha annunciato che avvierà un’azione penale nei confronti del centro antidoping tedesco assai poco collaborativo.
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