Secondo processo Eternit, altro stop. Stavolta per la mancata traduzione del capo di imputazione, visto che alla sbarra c’è lo svizzero Stephan Ernest Schmidheiny. L’udienza è stata rinviata al 13 febbraio 2018.
Un processo bollente, perchè si tratta di definire, una buona volta, le responsabilità per le 134 vittime dello stabilimento di Bagnoli, morte per tumore polmonare; i 258 operai e cittadini finiti per asbetosi polmonare, i 65 per mesotelioma e i 9 per cancro alla laringe. Un vero e proprio bollettino di guerra.
Ma è vicina un’altra pronuncia, stavolta della Cassazione. Che il 13 dicembre dovrà decidere in merito al ricorso presentato dalla procura di Torino, su istanza dell’Osservatorio nazionale amianto e dei familiari delle vittime, contro la derubricazione in “omicidio colposo con colpa cosciente” decisa dal gip di Torino.
Commenta un avvocato torinese: “ma cosa vuol dire, sotto il profilo giuridico, questa assurda formulazione? E pensare che eravamo partiti da omicidio volontario, il primo capo di imputazione, e ora ci ritroviamo con questo in mano. Da non credere”.
E anche i familiari delle vittime, che ne hanno già subite e sofferte di tutti i colori, sono di questo parere: “Il processo deve tornare ad essere di omicidio volontario, perchè lorsignori sapevano benissimo in quali condizioni, per assicurare i loro enormi profitti, gli operai erano costretti a lavorare”.
C’è la speranza che la Regione Campania possa costituirsi parte civile, come auspicano in una lettera inviata al governatore Vincenzo De Luca i familiari delle vittime: “molti di noi sono rimasti orfani di entrambi i genitori, avendo perso sia il padre, operaio presso l’Eternit, che la madre, estranea al processo produttivo ma colpita dal cosiddetto mesotelioma della casalinga. Chiediamo alla Regione di affiancare alla nostra anche la sua costituzione di parte civile per esprimere solidarietà e sostegno a chi aveva lavoro e salute nell’Italia degli anni Ottanta”.
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