Meglio il Berlusca, parola di Scalfari

Il grande vecchio del giornalismo italiano cade nella trappola tesa dalla furbizia dell’intervistatore, il Giovanni Floris di La7, che lo sottopone a un “o…o” tra Berlusconi e Di Maio. La risposta: “A chi affiderei il governo del Paese, dovendo scegliere tra Berlusconi e Di Maio? Sceglierei Berlusconi”. L’ex Cavaliere incassa e chiosa la “vittoria” con un commento al vetriolo: “Scalfari preferisce me a Di Maio? È persona intelligente. Se ne è accorto un po’ in ritardo ma… meglio tardi che mai”.

Ipotesi di risposte alternative: “Chi butterei giù dal terrazzo? L’uno e l’altro”, “Il governo? Lo affiderei a papa Francesco”, “Piuttosto a lei, Floris”.

Si può, anzi si deve condividere il fermo ostracismo del fondatore di Repubblica all’ipotesi dell’Italia dipendente dal nulla dei 5Stelle, ma è altrettanto nauseante l’idea di un ritorno ai disastri dell’esperienza di governo vissuta con Forza Italia. In ogni caso, la risposta di Scalfari a Floris segnala il punto di non ritorno (finora) dello sconquasso nella tormentata casa della sinistra. Al punto che tra le risposte alternative al provocatorio quesito postogli, Scalfari non ha inserito la più consona al giornale che rappresenta e cioè “Né a Berlusconi, né a Di Maio, ma a un’auspicata coalizione della sinistra”.

Arzigogoli procedurali in calce all’udienza che esamina le responsabilità di due carabinieri accusati dalle ragazze americane di violenza sessale. Il commento del difensore del più giovane: “Sono stati fessi. Non chiediamo scusa, non hanno da chiedere scusa. Non devono chiedere nessuna scusa alle ragazze, semmai siamo noi quelli amareggiati. Eventualmente sono stati fessi a metterle nella macchina di servizio per accompagnarle a casa”. Perché no, magari chiederà il risarcimento per danni morali subiti dal suo difeso. Manca solo la fatidica frase “Se lo sono cercato” e l’altra “Ci sono state”. In dodici ore e mezzo di interrogatorio delle due studentesse americane, nessun tentennamento, incoerenza, contraddizione. Giustizia sarà fatta?

Nel mondo dell’apparire, del marketing dominatore degli affari, dei miti facili nei mondi scintillanti dello spettacolo, dello sport, della moda, i baciati dalla fortuna si sprecano. Famosi calciatori, attori e attrici del cinema, pittori super quotati da mercanti d’arte e certo, top model, sono contesi a suon di milioni di dollari, di euro, yen e di recente di renmbinbi cinesi. Le modelle sono fanciulle che per entrare nell’eden della moda, rischiano la vita, costrette all’anoressia per sfilare in passerella esili, eteree. Il sacrificio è retribuito lautamente: la signorina Kendall Jenner mette in cassaforte ogni anno 22 milioni di dollari. Ha scavalcato Gisele Bundchen che dopo quattordici anni di hit parade è “scesa” a 17,5 milioni. In campo musicale al top dei guadagni c’è Beyonce: 105 milioni di dollari nel 2017. Il tour mondiale Formation le ha fruttato 250 milioni.

Porca miseria, ma quando monterà la rabbia dei miseri e azzererrà le storture del mondo dei diseguali?  

Le star viaggiano, soprattutto in aereo. Justin Bieber, osannato dai giovanissimi, ha tenuto a terra il jet privato per otto ore. Con un elicottero è volato a West Palm Beach per prelevare la scimmietta lasciata a casa. Altri per non privarsi di nulla pretendono che in aereo non manchino grandi varietà di frutta (Chayanne), un frigo con gelato dietetico (Faye Dunaway), vodka e lecca lecca, aragoste (Paris Hilton), catering a cinque stelle (Paolina Rubio). Woody Allen, per la sua fobia dei germi, fa disinfettare l’areo prima della partenza. La paurosa Eva Longoria, porta sempre con sé statuine di santi e della Madonna

Al-Walid bin Talal, riccastro come pochi, ha comprato un Airbus A-380 di due piani, con cinema, vasca idromassaggio, sala di preghiera, palestra, camere con bagno privato e garage per due Rolls Royce.

Porca miseria, che mondo è questo se in un’ora di volo Vip muoiono di stenti e malattie quindi innocenti bambini?

Un vip ha richiesto un jet privato per andare da New York verso la Florida perché doveva recuperare il cellulare che aveva dimenticato. Una coppia ha preso un volo con destinazione verso il nulla. Sei ore e ritorno al punto di partenza. Bottiglia di vino super, servizi termali, chef mondiale, famosi cantanti per concerto esclusivo.

L’aereo privato più costoso e più grande del mondo è del principe saudita Talal bin Abdulaziz Al Saud. Cinque suite, mobili antichi, bagni privati. Nel salone un palco per concerti privati, al centro un trono e poi garage per l’auto privata, sala benessere con mega schermo sul pavimento che trasmette le immagini dei luoghi sorvolati, con effetti sonori e profumi connessi. Costo dell’Airbus? 300 milioni di dollari.

Porca miseria, con quella cifra si sfamerebbe un intero Paese africano dove si muore di fame, si garantirebbe la tutela sanitaria a chi muore di malattie non curate per povertà.


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