Metrò a Napoli, la sceneggiata continua. Iniziato 41 anni fa, adesso c’è l’ultimatum dell’Unione Europea che intima: se non verrà completato entro aprile 2019 gli ulteriori fondi stanziati, 90 milioni di euro, verranno ritirati.
La stessa storia si era verificata un paio d’anni fa, quando – ad uguale ultimatum – vennero poi revocati 80 milioni di euro che adesso la Regione sta cercando di recuperare, con il cappello in mano.
Il rappresentante della commissione Ue, Martin Bugelli, giorni fa ha visitato i cantieri partenopei. In particolare si è soffermato in quello a Monte di Dio, dove continuano i lavori per la realizzazione dell’incredibile cono rovesciato, ideato dall’urbanista Uberto Siola, già artefice dell’ecomostro di Monteruscello, la Pozzuoli bis costruita oltre trent’anni fa in area bradisismica.
Osserva Bugelli: “La funzionalità della stazione deve avvenire al primo aprile 2018: se non c’è la cupola, come quella prevista alla stazione Duomo o quella che sorgerà qui sopra, non fa niente. Se arriva dopo due anni non è un fatto fondamentale. La stazione è funzionale solo se i cittadini possono comprare i biglietti e salire sul treno che passa da Municipio e li porta per tutta la tratta. Questo deve essere fatto, non altro”.
Un vero ceffone per tutti quelli che si sbracciano nel dipingere le bellezze di Metro Napoli, disseminato di opere d’arte contemporanea costate un occhio alla collettività ma del tutto inefficiente e per giunta incompleto, con il pericolo concreto di perdere ulteriori fondi. “Se voglio vedere opere d’arte vado al museo, e scelgo io coso vedere – protestano i cittadini incazzati neri per i continui ritardi nelle corse – qui vorremmo un minimo di servizio garantito, ma sembra di chiedere la luna”.
Cerca di mettere qualche pezza a colori l’assessore ai Trasporti, Mario Calabrese: “Stiamo accelerando al massimo per raggiungere l’obiettivo. Come ci è stato chiesto puntiamo alla funzionalità della tratta più che al completamento delle stazioni. Ma devo ricordare che la Linea 6 non è una linea attiva come la 1 e quindi i tempi tecnici sono diversi per mettere in funzione i treni”.
Aggiunge l’assessore regionale ai Fondi europei, Serena Angioli: “questi sono cantieri complicati per la realtà storica in cui si scava: a Napoli appena si fa un buco emergono delle difficoltà”.
Ma sbarcano da Marte lor assessori? Lo sanno anche le pietre – è il caso di dirlo – che il sottosuolo partenopeo riserva sorprese geologiche ad ogni piè sospinto.
E’ il caso di accorgerse adesso, per fare l’ennesima figuraccia europea, a 41 anni dalla posa della prima pietra e dal rombare delle ruspe della premiata ditta (allora… ruspante) di don Michele Zagaria dei Casalesi?
Sorprese geologiche, varianti in corso d’opera e revisioni prezzi sui quali fino ad oggi – assonnata la magistratura napoletana – non ha buttato ancora uno sguardo l’Anac guidata da Raffaele Cantone. L’Autorità Anticorruzione che invece sta indagando sui cantieri del metrò romano.
Come mai questo diverso trattamento? E pensare che il costo di Napoli è oltre il doppio per chilometro: attestata Roma a quota 150-160, Napoli sfiora ormai quota 400.
Ma chissenefrega.
Nella foto piazza Municipio sventrata da 10 anni per i lavori della metropolitana
Scopri di più da La voce Delle Voci
Abbonati per ricevere gli ultimi articoli inviati alla tua e-mail.