Meno male che Devoto (& Oli) c’è. Il sontuoso dizionario è prezioso supporto per la scelta di nomi, cose, verbi, aggettivi. Ricorriamo alla scienza dei famosi linguisti per sapere di più di “camaleonte” e convincerci che è corretto attribuirlo al leghista Salvini.
Il quale, abitualmente di suo sciacallo, ovvero avido speculatore che trae profitto dal qualunquismo di un 15 percento di italiani razzisti, ne dismette i panni per diventare agnello che con voce tremula chiede alla giustizia di essere buona, comprensiva, tollerante e dimenticare che nelle casse della Lega c’è la voragine di quarantotto milioni da restituire a Camera e Senato. Secondo l’accusa, tra il 2008 e il 2010, la Lega avrebbe presentato al parlamento rendiconti irregolari per ottenere fondi pubblici. I magistrati inquirenti ritengono che gran parte di quelle somme avrebbero coperto spese personali di Bossi e figli.
E’ in corso il giudizio della Cassazione ma la Procura chiede il sequestro cautelativo dei quarantotto milioni e sembra che la disponibilità della Lega sia della misera cifra di 350mila euro. Il sequestro paralizzerebbe la vita politica della Lega.
“Per favore”, implora il Salvini ‘ce l’ho duro’ post Bossi, “siate clementi, dimenticate il buco nero del nostro bilancio, siamo il terzo partito italiano”. Ma come, dov’è finito il giustizialismo dell’uomo tutto di un pezzo che a Pontida e in giro per il Paese ha recitato l’omelia della Lega dalle mani pulite? Spetta alla magistratura la scelta se andare fino in fondo e chiedere la restituzione dei 50 milioni o chiedere gli occhi, cucirsi la bocca, tappare le orecchie, dimenticare, condonare, amnistiare. Da annotare nel diario delle anomalie non si cancellerà comunque il trasformismo salviniano. Il suo appello cristiano al perdono dei giudici sarà sottoposto rapidamente a verifica, alla prima esternazione razzista, antidemocratica, mussoliniana. Si può star certi: il finto pentito Salvini tornerà sciacallo e darà piena ragione all’etichetta di “camaleonte”.
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