L’abitudine a vivere in Paese che fa della corruzione l’affare con profitti pari agli utili dei trafficanti mondiali di droga assume il senatore di Parma Giorgio Pagliari a emblema dell’onestà politica e della dedizione al mandato ricevuto dagli elettori, a icona del perbenismo parlamentare. E forse pensa di proporlo a Papa Francesco per la beatificazione, ma solo perché ignora che un miracolo gli è già riconosciuto tanto da meritare la santificazione in vita.
Quanto è richiesto a ogni deputato o senatore è nel profilo di Pagliari. Eccolo, in dettaglio, come accertato dall’associazione Open Polis per il progetto Open Parlamento. Pagliari indossa la maglia rosa, primo nella classifica dei comportamenti tra Montecitorio e Palazzo Madama. Il suo indice di produttività, 1127,8 è il più alto dell’intero Parlamento. In particolare, Pagliari ha totalizzato il 98% di presenze alla sedute del Senato, ha votato quasi diciassettemila volte, è stato primo firmatario di venti disegni di legge, uno dei quali approvato dal Senato all’unanimità, ha presentato oltre quattrocentocinquanta emendamenti, ha firmato con altri più di duecento progetti di legge, è relatore in commissione e in aula di altri 26 (compresa la riforma del codice antimafia). E’ relatore della riforma della legge fallimentare, è primo firmatario di 8 mozioni, un’interpellanza; cofirmatario di 213 progetti di legge. Attualmente è relatore della riforma della legge fallimentare e per il rientro in magistratura dopo aver espletato incarichi politici. Pagliari è stato primo firmatario di 8 mozioni, 1 interpellanza, 43 interrogazioni a risposta orale e 78 a risposta scritta.
Come si ammette che la storia ha generato un solo Gandhi, un solo Einstein, un solo Usain Bolt, di può accettare che Pagliari sia una straordinaria eccezione nel capitolo del rispetto per il Parlamento e il mandato elettorale. Più difficile è constatare che diventa un mito perché la stragrande maggioranza di deputati e senatori sono assenteisti e comunque improduttivi, interessati a concludere felicemente i tempi della legislatura per non provarsi di vitalizie altri privilegi. Senza averne conferma diretta si può immaginare la loro aperta ostilità per un Pagliari così “bravo parlamentare”: lui si dice soddisfatto del lavoro svolto. Semplicemente.
Questa favola del nostro tempo non consente la tradizionale conclusione del pistolotto con tanto di morale. Il caso Pagliari è in prima pagina per la soddisfazione di quanti il più delle volte, a ragione, dichiarano la disistima profonda per i politici che si ostinano a usurpare il titolo di onorevole, a dispetto della loro pessima interpretazione del ruolo e di una legge del lontano ventennio che lo abolì per adeguarsi al resto del mondo che si rivolge loro ai propri parlamentari con “mister”, “Herr”, “messieur”.
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