Furbolandia

Non c’è che da pronunciare “chapeau” se s’interrogano Devoto e Oli sulla complessa varietà di aggettivi della lingua italiana e il loro sontuoso dizionario alla pagine 967 definisce così “furbo”: Di persona che riesca a cavarsi d’impaccio o a farla franca giocando d’astuzia (implica talvolta una certa volgarità o banalità). Ci perdonino i due magistrali conoscitori della nomenclatura se ci permettiamo di integrare l’interpretazione per la nostra quotidiana esplorazione della cronaca del Bel Paese. Per fortuna centinaia, forse migliaia di furbetti made in Italy la fanno franca solo fino a quando inquisitori di ogni livello li smascherano. Allora finiscono in manette (eufemismo?) o comunque imputati nelle aule dei tribunali.

Gli archivi dei cronisti sono pieni di casi eclatanti che vedono imputati di truffa e corruzione politici, imprenditori, perfino magistrati, alti livelli delle forze dell’ordine, presunti insospettabili. Terra-terra si sputtanano con tanto di prova web cam dipendenti pubblici, che anziché guadagnarsi lo stipendio onestamente, con la truffa dei cartellini timbrati da un “delegato” fanno shopping, attività sportive o comunque ludiche nelle ore di lavoro. Ma c’è altro: finti invalidi con la complicità di medici corrotti, primari d’ospedale che dirottano illegalmente i pazienti nelle proprie strutture private, professionisti e artigiani che truffano il fisco intascando in nero i compensi, automobilisti in combutta con avvocati compiacenti che simulano incidenti per intascare risarcimenti, big della finanza che evadono nascondendo fortune nei paradisi fiscali. Il “rosario” da snocciolare sarebbe molto lungo, ma per essere in sintonia con l’attualità la cronaca propone un inedito scandalo e a scoprirlo è la Commissione parlamentare d’inchiesta sull’uso improprio dei 400mila (sì, sono tanti) cellulari a carico dello Stato. Lo rivela la Repubblica. Un migliaio di dipendenti pubblici sono abbonati al sito SexyLand sul telefono di servizio; circa settecento, tra funzionari, assessori e dirigenti statali, lo collegano a “Le porno Erasmus”, a “Video hard casalinghi” o ne usufruiscono per godersi a sbafo la Serie A Tim e acquistare biglietti di ogni genere. Un voce speciale indigna perfino di più: con i cellulari pagati allo Stato i titolari si sono spacciati come benefattori inviando offerte telefoniche. Calcolatrice alla mano il danno totale di questi scandalosi abusi ammonta a otto milioni di euro (sedici miliardi in lire). Statisticamente rilevanti le voci di spesa per chattare con siti erotici, ricevere materiale pornografico, sondare l’oroscopo, scommettere sugli eventi sportivi, votare il cantante preferito del Festival di Sanremo. Si potrebbe obiettare che, se scandalo è, il danno è meno ingente se confrontato con il buco nero delle tangenti e l’evasione fiscale, ma l’idea che contribuisca a disegnare un’Italia di furbi matricolati, di tre cotte (Devoto & Oli) è comunque indiscutibile e insopportabile.


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