Cinquanta fastidiose sfumature della realtà ritrovata

Scagli il primo sasso chi impegnato giorno dopo giorno a raccontare la vita, in tutte le sue numerose varianti, non sceglie il black out delle news per le due sacrosante settimane di fuga dal pianeta della comunicazione, che sia radiotelevisiva, da navigatore internauta o utilizzatore di computer, tablet, smartphone. Durante questa pausa di sordità benefica il sogno ricorrente suggestiona un panorama di sovvertimenti del peggio: la signora Trump, incinta di Donald, che abortisce, i missili nucleari del folle Kim Jong-un che una fata turchina trasforma in stelle filanti variopinte e festose, una gomma gigantesca che cancella tutti i rigurgiti di neofascismo, ovunque e per sempre, la clonazione di mille e mille Bergoglio, un empito mondiale di eco sostenibilità che salvi la Terra dall’estinzione. Un sogno appunto.

Il risveglio ha un che di brutale: fiumi di champagne d’annata, fuochi pirotecnici, ricchi balli e cotillon, salutano l’addio di Bernarda Di Miceli, primatista da Guinness, alla sua vita di precariato. Alla soglia dei settanta anni, questa maestra siciliana “fenomeno”, diventa titolare di un contratto a tempo indeterminato per insegnare nell’Istituto Pio La Torre palermitano. Chi parla male del sistema scuola, si batta il petto in segno di pentimento per averlo denigrato e applauda, se può, al futuro di Bernarda che ottenuto l’incarico godrà del “privilegio” di passare dalle aule, dove ha insegnato per quarant’anni da precaria, al pensionamento, senza neppure il tempo di apprezzare il bello della stabilità lavorativa.

Il sospetto che renzismo e sinistra soffrano di incompatibilità prende corpo con preoccupante progressione. Il segretario del Pd mostra doti da saltimbanco acrobata ed esegue piroette all’indietro da festival del circo di Montecarlo. Per mesi, forse per anni, ha scritto il manifesto dell’accoglienza senza ma dei migranti, in nome della solidarietà e contro ogni ipotesi di respingimento razzista alla Salvini. Gli eventi (il numero impressionante di sbarchi sulle nostra coste) e l’orientamento crescente degli italiani favorevoli alle tesi della destra, hanno indotto Renzi ad assumerle per evidente opportunismo pre elettorale: pugno duro e “aiutiamoli nei loro Paesi”; numero chiuso degli ingressi e se l’Europa non fa la sua parte stop al trasferimento di denaro ai Paesi che rifiutano l’accoglienza per le quote a loro spettanti. E lo Ius soli? Poi si vedrà. Non è il peggio del momento in casa Pd. Una bella grana arriva da Coligoro, nella “rossa” provincia di Ferrara, dov’è sindaca dem Alice Zanardi. Rivolta ai suoi amministrati li minaccia: tasse più alte per i privati che ospitano i migranti, seguita da una nuova intimidazione “Mando i controlli per verificare l’abitabilità delle case che ospitano profughi”. Razzismo di quattro soldi, da scomunica di papa Francesco, passibile di espulsione da un Pd che fosse ancora appena, appena di sinistra, ma che per il momento si limita a “bacchettarla”.

Simpatico il brasiliano di cui il Barcellona si è privato senza attimo di esitazione quando ha intuito che avrebbe messo in cassaforte una montagna di euro, alta quanto nessuno avrebbe osato ipotizzare prima del suo esodo parigino a peso d’oro. La faccia sbarazzina del calciatore più pagato del mondo ha simulato alla perfezione i motivi etici che lo hanno aggregato al Psg del nababbo Nasser Al-Khelaifi. “Sono qui per fare la storia, non per soldi, Parigi è magica”. E’ la dichiarazione d’amore per la nuova squadra rivolta con espressione angelica alle migliaia di tifosi che lo hanno accolto come il Messia del calcio. Ma a noi non la fai, furbo brasilero, altro che fare la storia, hai fatto il più clamoroso colpo di “mercato” di un mondo oramai dominato da petrolieri e miliardari cinesi.

Soldi, soldi…tanti soldi: quanto ha fruttato a Bolt (ingaggio, sponsor ecc.) la corsa dell’addio ai mondiali di atletica? Molto si può supporre. Vuoi vedere che è la motivazione del fenomeno giamaicano nel subire la prima mortificante sconfitta in fine di una carriera irripetibile, di uomo più veloce del mondo sulla magica distanza dei cento metri? Nient’altro spiegherebbe la scelta di non uscire di scena con l’aureola del mito, dell’imbattibile, del monarca indiscusso della disciplina sportiva più affascinante.


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