Da un lettore napoletano c’è arrivata una mail di questo tenore, che vi proponiamo.
“Vi voglio raccontare, così come mi è accaduto e senza commenti, quanto mi è successo l’altro pomeriggio nella zona di Fuorigrotta a Napoli. Stavo percorrendo con la mia piccola vettura via Giulio Cesare in direzione Galleria Vittoria. Erano le 15 e 30 di pomeriggio e per via del caldo a quell’ora c’erano poche macchine in giro”.
“In vista del semaforo rosso a metà di via Giulio Cesare e nei pressi di una edicola rallento, ma non mi fermo per il rosso visto che non passavano auto né pedoni e andando tutto sulla mia destra non davo fastidio a nessuno. Contemporaneamente arriva dalla sinistra a tutta velocità un’auto nera di grossa cilindrata che sgommando curva e quasi mi sfiora. Proseguo e vengo avvicinato da quest’auto”.
“Una signora abbassa il finestrino e mi apostrofa ‘le faccio ritirare la patente’, lei non sa chi sono io”.
“Ho risposto piuttosto risentito che non sapevo chi fosse e me ne fregavo anche”.
“La signora, dietro a un paio di occhialoni neri, ha rincarato, ‘sono un magistrato’, se voglio le faccio ritirare la patente”.
“Le ho chiesto se da oggi a Napoli esistono i magistrati sceriffi e i magistrati vigili e la cosa mi pareva molto, molto grave”.
“Mi dia il numero della sua targa, dice lei, mi dia il suo dico io. E la invito a chiamare la polizia. Lei fa finta di digitare un numero sul telefonino poi vede la mia manovra in retromarcia, per vedere a mia volta la sua targa. A questo punto, risgommando, parte veloce”.
“Riesco a riaccostarla, per via di un leggero traffico che si era creato anche a causa della nostra sosta di un paio di minuti, e faccio per segnare su un foglio il suo numero che regolarmente annoto. A questo punto lei accelera e svolta a sinistra, facendo perdere le tracce di sè”.
“A questo punto vorrei sapere: se si tratta realmente di un magistrato, la cosa è gravissima, perchè siamo in presenza di un’arroganza del potere che dà alla testa, caldo a parte. E fa pensare al concetto di sé che hanno molti, troppi magistrati, padroni del destino degli altri e adesso anche sceriffi della strada”.
“Se non è un magistrato non troppo meglio mi sento, perchè vuol dire che nella testa della gente, di certa borghesia che pensa di aver licenza di far tutto, c’è un’idea del giudice come vigilante del proprio e dell’altrui destino, lo sceriffo all’angolo di strada, l’uomo o la donna forte che fa pulizia d’ogni cosa”.
“Le due idee mi fanno entrambe rabbrividire. Non so voi”.
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