Dovessi decidere titoli di apertura e di spalla di un quotidiano erede del giornalismo d’inchiesta, oramai confinato nelle testate d’avanguardia, non avrei dubbi. Sei colonne alla difesa d’ufficio della Raggi, chiamata dalla politica e dai “cittadini” a rispondere di un anno con la fascia tricolore di sindaca della capitale e le restanti tre all’oscenità del “blu whale”, la balena blu che fa proseliti tra istigatori di giovanissimi a infliggersi ferite in un crescendo di masochismo che induce al suicidio.
Allora la Raggi. Indiziata di reato gode, contro ogni evidenza riscontrata dalla magistratura, dell’omertà del comico genovese e dei suoi subalterni. Il sospetto di chi indaga sulle ragioni recondite di comportamenti altrimenti incomprensibili, si sostanzia nella tesi che i leader del movimento siano ricattabili, perciò atterriti da possibili rivelazioni vendicative della sindaca, se fosse abbandonata al suo destino in questa fase di fragilità. La Raggi è una bugiarda seriale? Ha mentito su assunzioni e promozioni di suoi protetti? I magistrati ne sono convinti e anche per altre ragioni, espletate le indagini preliminari, decidono di sottoporla a processo che si terrà a Gennaio del 2018. La tegola sulla testa della pentastellata cade nei giorni del primo anniversario nel ruolo di sindaca e si moltiplicano le contestazioni per dodici mesi di inerzia e incapacità amministrativa. Lei sorride beata e in conferenza stampa prova a esibire la laboriosità della sua giunta, ma basta un giornalista ben informato a smentirla. Un articolo non firmato di Repubblica rivela che la Raggi si vanta senza averne ragione di aver approvato il bilancio nei termini, mai fatto in anni. Falso. L’ha preceduta la giunta Marino che aveva ereditato un buco finanziario di 800 milioni. “Abbiamo messo in strada 150 autobus nuovi”, proclama la sindaca. In verità la gara è stata indetta e firmata a suo tempo da Marino e quanto ai 45 filobus, resuscitati sempre da Marino, la Raggi li ha utilizzati come autobus, ma i piccoli motori diesel hanno ceduto e per quasi la metà sono fermi. “Abbiamo un piano per l’obiettivo rifiuti zero”, promette la sindaca, ma smaltisce la spazzatura spedendola in Italia e all’estero. “Stadio della Roma: abbiamo più verde e opere pubbliche” annuncia la pentastellata. In realtà sono spariti il ponte per collegare Roma Fiumicino con Tor di Vall, il prolungamento della metro B, il potenziamento della Ferrovia Rom-Lido e le opere pubbliche a carico dei privati (30% giunta Marino, 10% Raggi). Il Piano Regolatore Sociale, dice la Raggi, manca da tredici anni, noi abbiamo ripreso il dialogo con i cittadini. Falso il piano che risale al 2004 non è mai decaduto.
In arresto l’ideatore del “gioco” che spinge gli adolescenti a suicidarsi. Il suo commento: “Erano scarti biologici, ho fatto il bene della società”.
Perché chiamarlo Balena Blu? Blu Whale è l’altra faccia, ignobile, delle chat che dilagano sui social. Criminali privi di coscienza, mentalmente bacati, da camicia di forza e ripristinati letti di contenzione, esercitano influssi diabolici sulle fragilità dei giovanissimi, li inducono a ferirsi e alla fine del plagio li istigano al suicidio. Per istigazione al suicidio di una minorenne via Instagram, è indagata dalla polizia postale una donna ventenne di Milano e forse il provvedimento non è adeguato alla gravità del reato. In Russia arrestato l’ideatore del tragico gioco che spinge gli adolescenti a suicidarsi. Ha detto: “Erano scarti biologici, ho fatto il bene della società”Philipp Budeikin è uno studente di psicologia in carcere, non ha mostrato alcun tipo di emozione. È accusato di aver direttamente istigato al suicidio almeno una quindicina di adolescenti negli ultimi mesi dopo averli attratti sul social network più seguito nel suo Paese. Sempre in Russia è stato arrestato Sidrov, un uomo di circa trent’anni che ha istigato al suicido una ragazzina di dodici anni. “Buttati sotto il treno” le ha suggerito, dopo averla indotta a ferirsi. Al seguito di questo delinquente c’è un tetro “gruppo della morte”, a cui partecipano trentadue vittime di plagio. Interrogato, Sidrov ha confermato ogni cosa. Allucinante la confessione, rilasciata senza la minima variante alla cinica fissità mantenuta per l’intera durata delle accuse mosse dalla polizia.
La vigilanza sul rapporto dei ragazzi con computer, tablet e smartphone non equivale a limitazione della libertà individuale o della privacy. E’ solo tutela dell’incolumità dei figli, in mancanza di filtri strutturali dei social.
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