10 aprile. L’Unità fa il titolo di apertura a caratteri cubitali sul 25 aprile (titolo: “Un giorno indivisibile”). Danno i numeri, al quotidiano che – ahilui – venne fondato da Antonio Gramsci.
Dà notizie Report, che nella nuova versione inaugurata da Sigfrido Ranucci tira fuori la patata bollente del ritorno in edicola griffato Massimo Pessina, il mattonaro che – a quanto viene ricostruito nel reportage – passa dagli sprofondi rossi in bilancio ai mega fatturati kazaki proprio contestualmente all’operazione Unità.
Scrive Repubblica: “Stando a quanto ricostruito da Report e anticipato dal Fatto, gli utili del gruppo Pessina nel 2014 erano crollati del 96 per cento e l’Unità, che era in mano a Matteo Fago, perdeva circa 400 mila euro al mese. L’editore presenta un’offerta per il rilancio da 10 milioni di euro che però ‘viene rifiutata per un veto del Pd’. La maggioranza viene acquisita proprio da Pessina. E’ qui che entra in scena il testimone ‘coperto’, che per sua stessa ammissione avrebbe partecipato al tavolo delle trattative. ‘Era una sorte di merce di scambio politico in cui – è la sua interpretazione – gli interlocutori erano Francesco Bonifazi e Matteo Renzi‘, ovvero tesoriere e segretario Pd”.
Aveva commentato il Fatto: “Il testimone parla di ‘merce di scambio’ e cita Guido Stefanelli, socio di Pessina Costruzioni, amministratore delegato dell’Unità”. E poi: “Fago dice di aver incontrato Stefanelli e racconta: ‘Era tornato da un viaggio di Kazakistan… disse che aveva visto una roba dell’Eni, che doveva costruire ville per l’Eni…’ ”.
Con ogni probabilità si tratta dei lavori svolti – per conto dell’Eni – da una trafila di sigle: le indigene Aksai industrial park, il Consorzio KPO e last but not least la Pessina Costruzioni KZ, come si suol dire all’uopo costituita: e, guarda caso, proprio in quei giorni si svolge la trattativa per le sorti dell’Unità.
Ma la presenza di Stefanelli si segnala anche per altri ghiotti appalti esteri. Rammenta ancora il Fatto: “Nel gennaio 2016 a Roma si tiene il Memorandum d’intesa con l’Iran. Tre mesi dopo Renzi vola a Teheran e, al suo seguito – oltre Eni, Enel e Ferrovie dello Stato – c’è anche Stefanelli: Pessina ottiene protocolli per lo sviluppo di ospedali – due in fase di avanzamento – in project financing”.
5 aprile. Nella sua rubrica “Il Badante” Olivero Beha parla di media. Titolato “Fabio Fazio & C. – La strategia della greppia”, l’intervento dedica la sue ultime battute, al fulmicotone, proprio alle vicende dell’Unità. Così scrive Beha nel pezzo che la Voce pubblica anche sul suo sito. “E infine l’Unità, con il suo ennesimo bordello, lancio di stracci già consumati e una vicenda alla moviola. Prima che il giornale di Gramsci (ahia!) riuscisse, ho avuto la fortuna di incontrarmi molte volte su sua richiesta con l’amministratore delegato attuale, il pacioso gigante Guido Stefanelli sempre sul punto di entrare in pasticceria. Ragionando di informazione, che lui e il gruppo Pessina conoscono leggermente meno degli ospedali da costruire…, il punto era: ‘ O si tenta di fare un giornale vero, che conquisti autorevolmente pubblico, e poi lo si dà al Renzi di turno, oppure vai subito col bollettino e amen’. La prima, la prima diceva lui tra i bigné… E difatti è andata proprio così… E’ la strategia della greppia, cari lettori…”.
Secondo radio Unità, Stefanelli avrebbe parlato con Beha di direzione del quotidiano.
Ma un’altra domanda sorge spontanea. Il 5 aprile Beha scrive di Unità. E di Stefanelli.
A questo punto, come mai al Fatto i vasi non comunicano? Come mai l’autore dell’articolo, Antonio Massari, non legge il giornale per cui scrive, non chiama Beha e gli chiede quantomeno un parere sulla story? Boh. Fatti loro.
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