COMINCIA LA RIVOLUZIONE RUSSA: MA DI QUALE COLORE?

Ci sono tutti i sintomi classici indicati a suo tempo da Gene Sharp. Cittadini pacifici contro la corruzione. Che c’è, ovviamente, come da noi. Qualche arresto. Immediatamente tutti i media occidentali parlano di dittatura.
Bastano poche ore e tutti i tg sono scatenati.
Poi arriva il coro unanime dei giornaloni. La rivoluzione colorata (per ora da operetta) deve ancora trovare un colore. Per ora non sanguinaria. Così si allungano le sanzioni contro il dittatore. 
Poi, alle prime gocce, eventuali, di sangue, ecco le prime urla selvagge che invocano la punizione del dittatore, che comincia a diventare “sanguinario”. 
 
La protesta diventa allora rivolta. Naturalmente “democratica”. Spunta qualche arma (in Ucraina arrivarono subito i lanciafiamme, in mano ai dimostranti). 
 
Poi, se funziona, il dittatore si arrende. Si fanno elezioni “democratiche”, dove vincono i pro-occidentali e il gioco finisce qui. 
 
Se non basta lo si rovescia con la forza (caso ucraino). E poi lo si uccide (Milosevic, Saddam Hussein, Gheddafi). 
 
Questo lo abbiamo già visto, con tutte le varianti del caso. Con Bashar al-Assad non ha funzionato.
Solo che in Russia sarà più difficile, molto più difficile. Perché il popolo russo non starà a questo gioco, e anzi lo romperà
 
E allora bisognerà usare qualcosa di molto più pesante di una qualsiasi rivoluzione colorata. Da fuori.
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